Sul sistema di selezione e riaggregazione dei documenti fotografici in relazione alle finalità di un’impresa in modo mirabile si è espresso Bigazzi: “[Le immagini fotografiche] sono ben lontane dal costituire testimonianze autonome e obbiettive della vicenda dell’impresa, esse sembrano infatti ancor più riluttanti dei documenti scritti a fornire le informazioni che si chiedono loro. Non si deve innanzitutto sottovalutare il processo di selezione di cui anche la fotografia industriale è oggetto. Una prima fase segue immediatamente il momento della produzione e consiste nell’individuazione delle immagini più efficaci a svolgere la funzione per la quale è stato commissionato il servizio fotografico: pubblicità del prodotto, volumi celebrativi, illustrazione di fasi di lavorazione sulla stampa tecnica, ecc. Queste immagini hanno una sorte differente: alcune esauriscono la loro funzione in quell’unica occasione di riproduzione; altre vengono utilizzate, con lo stesso o con un diverso scopo, in più occasioni; in taluni casi si trasformano in immagini-simbolo, senza necessariamente decadere da questo ruolo una volta divenuti obsoleti i prodotti o le fasi produttive a cui si riferiscono; in altri casi ancora, immagini nate con uno scopo circoscritto assumono a distanza di anni una funzione simbolica in certa misura involontaria. Le immagini-simbolo dell’azienda sono quelle che evidentemente più si prestano a incorporare valori di cui si vuole segnalare la permanenza nel tempo, pur nel mutamento dei processi tecnici o delle forme organizzative”. D. Bigazzi, Gli archivi fotografici e la storia dell’industria, in «Archivi e imprese», n. 8, luglio-dicembre 1993, pp. 11-12.

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