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L’archivio storico della Camera di commercio di Genova: il riordino di alcune sezioni
di Antonella Bilotto
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I presupposti
L’organizzazione interna alla documentazione: il titolario
Il contenuto della documentazione
Il Fondo di Deposito franco/Porto franco
I Depositi franchi


I presupposti
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L’intervento di riordino e inventariazione è stato condotto sul materiale conservato in un deposito dell’archivio storico della Camera di commercio di Genova. È stato coordinato dalla Fondazione Ansaldo in collaborazione con il Centro per la cultura d’impresa.
La documentazione processata va dagli anni Venti del Novecento fino agli anni Sessanta (con punte sporadiche a partire dal 1918 da un lato e fino agli anni Settanta dall’altro). La parte più consistente inizia con il 1926, anno questo molto significativo per l’ente genovese perché segna uno spartiacque nella sedimentazione dell’archivio. Nel 1937 infatti, il Consiglio provinciale dell’economia corporativa di Genova, subentrato appunto nel 1926 alle Camere di commercio, sollecitò, a livello nazionale, l’applicazione di circolari ministeriali emanate a più riprese negli anni precedenti. Nei casi in cui nelle città, accanto al Consiglio, era presente anche un Archivio di stato o una Sezione dell’archivio di stato, la documentazione antecedente al 1927 doveva essere depositata presso tali soggetti istituzionali. Pertanto la parte più anticadell’archivio della Camera di commercio di Genova si trova oggi presso l’Archivio di stato di Genova.

Gli archivi storici delle Camera di commercio sono sostanzialmente composti da tre grandi macro-partizioni logico-funzionali: quelle relative alle funzioni di “certificazione” (prima tra tutte quella del Registro ditte, poi Registro imprese, al fianco di tutte le altre anagrafiche legate ad albi e ruoli), quelle relative a competenze che nel tempo progressivamente l’ente ha acquisito o perso (es. arbitrati) e una parte invece che si può definire di amministrazione - gestione dell’ente.
L’intervento in questo caso ha insistito su tutte e tre le macro-partizioni ad eccezione del Registro imprese dell’archivio anche se in maniera parziale. Nonostante la trasversalità infatti ha riguardato solo un deposito camerale a cui si devono aggiungere altre porzioni d’archivio storico: quelle conservate presso la sede e quelle esterne alla Camera.
È pertanto un intervento parziale che deve essere raccordato in un quadro organico della produzione documentaria dell’intera Camera di commercio.

L’organizzazione interna alla documentazione: il titolario
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Le Camere di commercio cominciano ad organizzarsi in maniera “coordinata” a livello nazionale all’inizio degli anni Quaranta del Novecento, quando il Ministero delle corporazione emana una circolare (n. 105 27/10/1942) con la quale propone un Titolario unico e condiviso che organizza gli archivi camerali nel medesimo modo sul territorio nazionale. È una struttura che individua categorie e classi che coprono tutti gli ambiti - tutte le “materie” - in cui la produzione di documenti all’interno di questi enti si sviluppa.
Il titolario a Genova si fa risalire almeno agli anni Venti del Novecento, ma anche in altre Camere esistevano titolari “locali”.
E’ chiaro infatti che il Ministero recepì le modalità organizzative già diffuse in più parti del territorio nazionale e le formalizzò (operazione che verrà rinnovata nel 1963 dal Ministero dell’industria - circolare 1607 del 15/07/1964).

Il contenuto della documentazione
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L’intervento di riordino, imponente per le quantità documentarie - circa 4600 unità archivistiche - ha portato da un lato a vedere nello specifico ciò che succedeva in questa regione marittima, dall’altra a una più ampia riflessione sulla natura e sull’organizzazione degli archivi camerali in genere. A partire proprio da questo ultimo punto, generalizzando, ovvero collocandoci fuori dal contesto territoriale in cui tali istituzioni si collocano, sembra che vi siano delle costanti sulle quali forse vale la pena di fare delle riflessioni che si traducono in trattamento, organizzazione e fruizione della fonte.
In generale l’archivio della Camera di commercio si allinea per la produzione documentaria relativa a funzioni quali l’istruzione, l’assistenza nelle diverse attività produttive dall’agricoltura all’industria, nella promozione di mostre ed esposizioni ecc. alla produzione documentaria di altre Camere di altre province. È invece del tutto particolare rispetto ad un aspetto portante della propria attività produttiva: il ruolo giocato da tutte le attività che ruotano intorno al porto.
Una categoria intera del titolario è dedicata al ‘Consorzio autonomo del porto’ e molta dell’attività testimoniata dai documenti tratta di trasporti marittimi, organizzazione di porti franchi e riscossione di tasse doganali, organizzazione di magazzini di stoccaggio e così via. Tale peculiarità si riflette pure nell’organizzazione delle “anagrafiche”: si veda per esempio l’albo degli Agenti marittimi. E ancora del tutto peculiare è l’organizzazione di alcuni organismi interni: le Sezioni camerali dedicate al Turismo e la Sezione marittima.

Il Fondo di Deposito franco/Porto franco
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Ancora in ambito di particolarità l’intervento su questa parte dell’archivio della Camera di commercio di Genova ha visto il lavoro su un aggregato: il fondo del Deposito franco/Porto franco. È questa la documentazione di un ente attivo a Genova a partire almeno dal 1841 e regolamentato con una legge del 1876. Era infatti stabilito che Corpi morali e privati potessero istituire Depositi franchi nelle principali città marittime con l'accordo ed il parere favorevole della Camera di commercio e del Municipio nella cui circoscrizione si creavano.

I Depositi franchi
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I Depositi franchi erano considerati fuori dalla linea doganale. Per potere introdurre merci nel Deposito franco era necessario il permesso della dogana. La custodia e il movimento delle merci erano esenti da ogni formalità. La Camera di commercio dirigeva e sorvegliava l'amministrazione per mezzo di una apposita commissione ed aveva sotto i suoi ordini un Ufficio Ispettoria e la quantità di custodi necessaria allo svolgimento delle sue funzioni.

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