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V. Perin, In cartiera a Corsico. Storie di uomini e di macchine,
Corbetta, Cooperativa edificatrice Ferruccio Degradi, 2007, pp. 191
recensione di Carlo Alzati

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Tre sono gli aspetti che meritano di essere segnalati del volume dedicato alla cartiera fondata a Corsico da Enrico Pirola nel 1904, acquisita nel 1923 dal gruppo Burgo e attiva fino agli anni novanta del secolo scorso.
Il primo è la genesi del progetto culturale che ha dato vita al volume. La Cooperativa edificatrice Ferruccio Degradi di Milano, accingendosi a concludere i lavori di riconversione dell’area, si è trovata di fronte ad un problema apparentemente paradossale: la consegna di un nuovo quartiere residenziale, provvisto di spazi pubblici e aree verdi, in sostituzione dello spazio occupato dalla cartiera, proprietà privata oggetto di una progressiva dismissione e poi di un definitivo abbandono, rischiava infatti di essere vissuto dalla cittadinanza come una perdita e un esproprio. Le ragioni di ciò vanno cercate nel legame tra la cartiera e la storia di Corsico, la sua industrializzazione, le sue trasformazioni sociali e demografiche. Un legame che ha fatto della cartiera nel tempo, «un punto di riferimento e un motivo di orgoglio» per tutta la comunità. Consapevole dell’importanza delle relazioni sociali di cui si intesse la trama di un territorio e attenta per natura al portato valoriale che è capace di generarsi intorno a un’impresa e agli uomini che la vivificano, la Cooperativa ha individuato la soluzione a quel paradosso nel recupero della memoria di quei luoghi e di quegli uomini e nel dono di questa memoria alla cittadinanza. Va qui rimarcato anche il fatto che tale recupero ha potuto attingere ai documenti e alle immagini dell’archivio storico della Burgo la quale con grande sensibilità ha voluto concorrere a questa iniziativa, relativa a pagine importanti della propria storia, pur non sempre indolori. Ne è nato questo volume, che celebra la storia della cartiera annodandola a quella di Corsico lungo quasi tutto il secolo scorso e che la Cooperativa ha messo a disposizione gratuitamente negli uffici in cui presentava il nuovo aspetto e le nuove funzioni che quei luoghi hanno assunto.
Un secondo aspetto da considerare è che l’autrice, Viviana Perin, è persona certamente qualificata, ma altrettanto coinvolta nella vicenda. Da corsichese, non può evitare di confessare come, nei tratti considerati imprescindibili del suo orizzonte, abbia sempre considerato anche la cartiera. È questo un elemento che incide sull’esito tanto della ricerca che del volume. Nel primo caso l’aiuta certo, nel raccogliere una serie di testimonianze orali, ad attivare probabilmente in modo molto spontaneo e diretto rapporti capaci di generare il racconto dei testimoni, che poi utilizza a supporto in particolare della seconda parte del racconto. Nel secondo incide in maniera forse eccessiva nei toni con cui viene descritto l’epilogo della vicenda, letto in modo significativo quasi esclusivamente dalla parte dei corsichesi coinvolti, cioè degli operai.
L’ultimo aspetto che merita una segnalazione è l’apparato iconografico che arricchisce il volume, frutto di una selezione indubbiamente mirabile. La parte principale è costituita dalle splendide immagini provenienti dall’Archivio storico Burgo a cui si affiancano quelle provenienti da altri archivi o raccolte istituzionali, oltre che dagli archivi personali dei testimoni. La bellezza delle immagini, specie di quelle provenienti dalla Burgo, non offusca però il progetto illustrativo che sta alla base della selezione iconografica. Conformemente al titolo del volume, prevalgono, nella carrellata che illustra l’evoluzione tecnologica di spazi e lavorazioni, le immagini che affiancano alle macchine gli uomini, intenti ad utilizzarle, ripararle o anche solo visitarle. Efficace poi l’attenzione a proporre vedute cronologicamente successive, in un raffronto che permette di cogliere le diverse trasformazioni fino alla dismissione, con immagini in questo caso, desolate, ma a loro modo struggenti.
Quello che pare di poter dire in definitiva, mutuando parole dello stesso presidente della Cooperativa nella presentazione, è che quest’ultima sia riuscita, con questa iniziativa e grazie al suo esito, «a lasciare un proprio segno ben oltre i confini della mera attività economica tipica».
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