english version
home
editoriale
primo piano
scheda
punti di vista
atti e analisi
recensioni
link
archivio
autori
forum
credits
punti di vista
Dalla Liguria del Saper Fare si racconta: un’immagine poco nota dell’Italsider di Cornigliano
di Salvatore Vento

Ingrandisci
il testo


Come abbiamo scritto nel numero precedente, la Fondazione Ansaldo, grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo, ha avviato la costituzione dell’archivio audiovisivo delle fonti orali denominato “La Liguria del saper fare si racconta” che comprende la raccolta di testimonianze orali provenienti da singoli ricercatori ed enti diversi. In quest’ambito, nell’area genovese, sono state già intervistate 44 persone privilegiando i nati intorno agli anni venti del Novecento. Durante l’anno in corso la ricerca sarà estesa alle altre tre province della regione (La Spezia, Imperia, Savona). Un peso rilevante assumono le testimonianze dei siderurgici operai, tecnici, manager e consulenti (tra i quali intellettuali e artisti). Storicamente la produzione siderurgica in Liguria ha dato un notevole contributo allo sviluppo industriale del paese, basti pensare che nel 1917 raggiungeva il 32% della produzione complessiva di acciaio in Italia. Ma il punto di svolta della modernizzazione, impiantistica e organizzativa, sarà rappresentato dalla costruzione dello stabilimento a ciclo integrale di Cornigliano.
Avviato tra il 1939-43 sotto la responsabilità di Agostino Rocca (direttore generale Finsider), durante la guerra gli impianti furono smantellati dai tedeschi e portati in Germania (vedi intervista del Sig. Vernazza   nel film di Giuliano Montaldo “Ritratto di una città” 1964). Le motivazioni di questa scelta da parte della Finsider (costituita nel 1937) erano essenzialmente due: rispondere ad una razionale ripartizione della produzione fra le varie regioni d’Italia e realizzare l’integrazione tecnica ed economica con lo stabilimento della Siac (la cui attività era in grandissima parte costituita da produzioni speciali belliche soggette a fortissime fluttuazioni).

I lavori vennero ripresi agli inizi degli anni ’50 quando Oscar Sinigaglia, diventato presidente della Finsider (1945-53), grazie anche agli aiuti del Piano Marshall e all’appoggio di Alcide De Gasperi, poté realizzare il suo obiettivo strategico perseguito fin dai tempi della direzione dell’Ilva conclusasi nel 1935. La società “Cornigliano SpA” nasceva il 9 ottobre 1951, il primo altoforno fu acceso la mattina del 15 marzo 1953. Una cerimonia semplice come succede per molti eventi importanti, scrivono i cronisti dell’epoca. C’erano i dirigenti, i tecnici, gli operai in buona parte vecchi operai fonditori dell’Ilva di Portoferraio. Il direttore dello stabilimento, ing. Bianchini, accostò una fiaccola alla bocchetta dalla quale dopo circa 30 ore avrebbe preso a sgorgare la prima ghisa.
Il 2 giugno 1953 venne invece effettuata la prima colata del forno Martin n.1. L’organico iniziale dell’acciaieria era di 12 persone (3 ingegneri, 4 tecnici e 5 operai specializzati) che avevano effettuato il tirocinio di un anno all’Armco Steel Corporation (Middletown, Ohio) negli Stati Uniti.

Durante la costruzione degli impianti dello stabilimento, forse anche a causa della fretta nel voler completare i lavori, ci furono numerosi incidenti mortali e ciò creò nell’opinione pubblica l’appellativo di “cantiere maledetto”. Uno di questi incidenti avvenne nel dicembre 1952 (esplosione di gas in una condotta) provocando la morte di tre operai e un’enorme impressione in città; l’altro nel gennaio del 1954 col crollo del tetto del laminatoio a freddo, “ceduto proprio come un castello di carta” leggiamo sui giornali dell’epoca.

La cittadella siderurgica, con successivi riempimenti del mare, si consolidò su un’area di un milione e mezzo di metri quadrati di cui 440.000 coperti, una rete ferroviaria interna di 55 km, l’autonomia funzionale della banchina di carico e scarico delle merci e relativa flotta di proprietà (Sidermar) in grado di trasportare, in quegli anni, 16 mila tonnellate di carbone nelle stive ad una velocità di quasi 14 miglia. Il ciclo produttivo comincia quindi con l’arrivo del minerale al molo, come ricorda Mario Franzoni Guarda il filmato che descrive il lavoro negli impianti marittimi.
Interessante la testimonianza di Maria Diva Repetto Guarda il filmato, una delle poche donne impiegata nel reparto Officina (dove lavorava Guido Rossa, il delegato sindacale ucciso dalle BR).

Il gruppo dirigente della società “Cornigliano SpA” era animato da un forte spirito innovativo sia sul piano delle relazioni industriali (allora chiamato ufficio relazioni umane) che delle politiche culturali e sociali. Del vertice aziendale facevano parte:
Antonio Ernesto Rossi (Presidente), Redaelli Spreafico Enrico(Direttore generale), Marchesi Mario (Amministratore delegato), mentre Gian Lupo Osti Guarda il filmato (segretario del Consiglio di amministrazione, nel 1957 direttore per gli affari generali e il personale, nel 1962 Direttore generale dell’Italsider), durante la sua permanenza a Genova (1955-65), ebbe un ruolo rilevante nel favorire i processi innovativi e nel recuperare un rapporto positivo con la città.

Nel mese di giugno del 1961 avviene l’atto di fusione per incorporazione della “Cornigliano Spa” nella “Ilva Alti forni e acciaierie d’Italia” che assume la denominazione sociale di “Italsider alti forni e acciaierie riunite Ilva e Cornigliano”. Nel frattempo la produzione di acciaio era notevolmente aumentata.

Anni
Ceca
Italia
Cornigliano
1956
56.685
5.908
830
1960
72.827
8.229
1.366

La prima novità importata dagli Stati Uniti riguardava il sistema di classificazione del lavoro basato sull’AVL (Analisi Valutazione del Lavoro/Job Evaluation). Erano state definite 24 classi di paga oraria rilevata attraverso dodici fattori base relativi ai requisiti professionali, alla responsabilità, agli sforzi e alle condizioni di lavoro. Per promuovere il coinvolgimento dei lavoratori venne istituita la “cassetta delle idee” dove venivano premiati coloro che facevano proposte per migliorare il processo produttivo (vedi la testimonianza di Sergio Vercelli Guarda il filmato). In un anno, dal 1958 al 1959, le proposte avanzate dai lavoratori si moltiplicano in maniera impressionante: rispettivamente da 188 a 427.
Lo stesso succede con la sottoscrizione delle azioni da parte dei dipendenti: nel 1959 raggiungono il 60% del personale di Cornigliano. Inoltre, l’uso delle inchieste per conoscere il parere dei lavoratori in diversi campi di attività rafforzava gli atteggiamenti collaborativi.

D’altra parte, le politiche sociali cercavano di rispondere ai più svariati bisogni del personale: colonie estive ed invernali per i figli (e relativi programmi pedagogici elaborati dai maggiori esperti in materia); costruzione di case e concessione di mutui agevolati. Nel 1960 furono consegnati 71 alloggi costruiti nell’ambito dei programmi dell’Ina casa, nel corso del ’61 oltre 300 abitazioni; assistenza sociale di diversa natura articolata secondo le richieste.

Nel campo delle politiche culturali esisteva un vasto programma di iniziative: organizzazione di viaggi sia in Italia che all’estero, cral aziendale, teatro, cinema, biblioteca, regali di libri strenna per il Natale e successiva collana di libri Italsider venduti a prezzi bassi per i dipendenti.
Uno strumento di formazione del nuovo clima culturale fu la pubblicazione della rivista Cornigliano (1957-60) poi fino al 1965 rivista Italsider alla quale collaborarono artisti e intellettuali d’avanguardia come il pittore astratto Eugenio Carmi (vedi copertine delle riviste) e lo scenografo Lele Luzzatti Guarda il filmato.
Tra gli eventi culturali più noti, ricordiamo:
- nel 1962 a Mosca la mostra di pittura italiana al padiglione Finsider nell’ambito di un’iniziativa sull’industria italiana.
- nello stesso anno, a Spoleto, in occasione del V festival dei due mondi, la realizzazione, a cura di Giovanni Carandente, del programma “sculture nella città”. L’Italsider mise a disposizione i propri stabilimenti dove gli scultori andavano a lavorare in collaborazione con gli operai.
- tra il 1964/65 l’opera di Luigi Nono, “La fabbrica illuminata” (registrazione dei suoni del ciclo produttivo dell’acciaio), commissionata dalla RAI, non andò in onda perché considerata politicamente troppo impegnata e venne rappresentata al Cral di Cornigliano.
Significativo il ruolo della pittrice Cecilia Ravera Oneto che negli anni ’60 andava a dipingere davanti ai cancelli della fabbrica.
Per ricostruire il clima entusiasta di quel periodo è di notevole interesse un articolo di Luciano Rebuffo (giornalista originario di Genova-Sestri ponente) apparso sulla Rivista Italsider, n.5/1961.

"Qui dove c’è lo stabilimento c’era il mare, e l’arco di una spiaggia coronato, sul corno a ponente, dal castello Raggio, in falso gotico, simbolo di un’opulenza da signorotti del passato.

Allora c’erano i bagni, da queste parti, e le cabine multicolori e gli ombrelloni, popolati di bagnanti festosi e abbrustoliti, in estate.

Poi, veniva il lungo inverno e tutta questa zona restava paurosamente deserta; non c’era un’anima, in questa terra di nessuno tra Cornigliano e Sestri, ed infatti si chiamava “il deserto”, dove cantavano i grilli e, a mezza costa, s’intravvedevano nell’ombra il convento e la badia di S. Andrea, dove papa Innocenzo IV, proveniente da Roma trovò nel silenzio agreste riposo e pace, per riprendersi dal mal di mare che lo aveva spossato.

Ora, invece del deserto, c’è qui una delle zone industriali più dense d’Italia, e quindi più preziose: dove c’era il mare sorgono altiforni e ciminiere, dove passeggiava Innocenzo IV transitano autocarri per l’aeroporto, sul canto dei grilli si leva il rombo degli aerei, e vicino all’aeroporto si levano come grandi pellicani le pesanti gru del cantiere navale Ansaldo, e la darsena di allestimento con gli scafi dalle prue affilate, e poi le fonderie, e quindi i pontili di Multedo dove attraccano le grandi petroliere che scaricano 50.000 tonnellate di grezzo ogni volta".

Tra i filmati promossi dall’Italsider, che possono essere visti presso la cineteca della Fondazione Ansaldo, citiamo:
Il pianeta acciaio, 1962, di Emilio Marsili (18’);

Nel filmato vengono documentate le diverse fasi della costruzione dello stabilimento ed enfatizzato il contributo dell’acciaio allo sviluppo economico del paese con l’uso di un linguaggio forte e ad effetto, usando frasi come “…il Dio acciaio…” “…La potenza dell’acciaio…"
Film relazione, 1961, (34’). Regia di Valentino Orsini.
Realizzato per illustrare il bilancio d’attività del 1961, con particolare riferimento a:
- la produzione, gli approvvigionamenti, le materie prime
- il personale, gli accordi sindacali basati sull’AVL
- il circolo aziendale di Cornigliano che proietta il film su Sacco e Vanzetti
- il piano di sviluppo
- le previsioni produttive per il 1963 del centro siderurgico di Cornigliano.
Torna indietro
 
altro in punti di vista
 
home editoriale primo piano scheda punti di vista atti e analisi recensioni link archivio autori credits

Copyright 2007 © Fondazione Ansaldo, Centro per la cultura d'impresa