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I primi dieci anni della Fondazione Isec
di Giorgio Bigatti

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Le origini del progetto Isec
Prospettive attuali

Le origini del progetto Isec

Come Fondazione l'Istituto per la storia dell'età contemporanea con sede a Sesto San Giovanni è sorto nel 2002, ma le sue origini sono in realtà più remote. Risalgono al 1973, quando venne costituito l'Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio con il compito di raccogliere fonti documentarie d'archivio e a stampa relative alla storia della Resistenza in area sestese e, più in generale, milanese. Ciò che caratterizza l'iniziativa è la consapevolezza nei promotori che la salvaguardia della memoria è tale se si accompagna alla valorizzazione di quanto si è sottratto all'oblio e alla dispersione: grande attenzione per le fonti, dunque, e insieme un'attività di studio e ricerca per farle conoscere sono da subito le caratteristiche dell'Istituto. Ne sono testimonianza, a tanti anni di distanza, alcuni volumi (Milano tra guerra e dopoguerra, 1979; Milano anni cinquanta, 1986) che restano un punto di riferimento importante per chi studia la vita politica e sociale del Milanese tra dopoguerra e miracolo economico. Negli anni, accanto al filone resistenziale assume consistenza crescente quello relativo ai partiti e movimenti politici: in particolare vengono acquisiti gli archivi della Federazione milanese e del Comitato regionale lombardo del Partito comunista italiano, numerosi fondi personali di militanti socialisti e comunisti – tra questi quelli di alcuni costituenti (Piero Caleffi, Luigi Gasparotto, Giuseppe Alberganti, Arialdo Banfi e Francesco Scotti) – e di esponenti del mondo cattolico (Acli).
Negli anni novanta si registra un fatto nuovo, destinato ad arricchire in maniera significativa il profilo e le attività dell'Istituto. Di fronte alla messa in liquidazione della Breda, nel timore che la fine delle attività produttive comportasse la dispersione o comunque la sottrazione al territorio dell'archivio storico faticosamente costituito da un gruppo di dipendenti, il Comune di Sesto San Giovanni, forte del vincolo tutorio posto dalla Soprintendenza archivistica, acquisisce l'archivio e lo destina all'Istituto. È l'inizio di una storia, che continua ancora oggi, scandita da una serie di successive acquisizioni di rilevante interesse per la storia dell'impresa e del lavoro: l'archivio storico della Società italiana per le strade ferrate meridionali (poi Bastogi); quello della Ercole Marelli; una parte di quello della Riva Calzoni e dell'Italtel (ex Siemens); la documentazione dell'ufficio personale e le planimetrie e i disegni tecnici delle Acciaierie e ferriere lombarde Falck di Sesto San Giovanni, per non dire che dei maggiori.
L'impegno della Fondazione nella conservazione e valorizzazione degli archivi di impresa ha ottenuto il plauso del Ministero per i beni e le attività culturali che nel 2008, mediante la firma di una convenzione, ha conferito alla Fondazione il ruolo di "Archivio economico territoriale".
È aggregato alla Fondazione, pur godendo di piena autonomia gestionale, l'archivio e i modelli in legno della bottega di Giovanni Sacchi, a suo tempo interlocutore privilegiato di molti dei maggiori designer italiani. Negli ultimi anni la crescita del patrimonio è continuata con l'acquisizione di importanti fondi (ad esempio le carte dell'Anpi provinciale milanese). Inoltre la Fondazione ha acquisito una serie di lasciti librari, subito catalogati e consultabili nell'Opac Sbn, complementari alle sue raccolte di storia economica, sociale e politica dell'età contemporanea: la biblioteca dell'ufficio studi della Falck, quella della Marelli e dell'Aem (Azienda elettrica milanese), i libri di Umberto Colombo e infine la biblioteca storica del Collegio degli ingegneri e architetti di Milano (quest'ultima in comodato d'uso). Oggi la Fondazione rappresenta una delle maggiori biblioteche tecniche in Lombardia. Da ultimo si segnala l'acquisizione della biblioteca di Franco Della Peruta, il grande storico recentemente scomparso.
Da quanto detto credo risulti evidente che la trasformazione dell'Istituto in Fondazione non è stata un'operazione di facciata, ma è stata resa necessaria dallo sviluppo delle attività e dalla acquisizione di fondi che sempre più avevano una valenza nazionale. Questo passaggio, a sua volta, sollecitava un ampliamento di orizzonti, che senza tagliare i legami con il passato fosse in grado di confrontarsi con temi e figure che andavano al di là dei confini fissati al momento della fondazione dell'Istituto nel 1973. Da questo punto di vista è emblematica la decisione di interrompere la pubblicazione degli Annali, sostituiti da una iniziativa editoriale più ampia e articolata, imperniata su una collana di monografie «Ripensare il '900», avviata nel 2005 che conta oggi oltre venti volumi.

Scorrendo i titoli si possono cogliere alcuni dei temi attorno a cui ha ruotato l'attività di ricerca della Fondazione per impulso del suo direttore scientifico Luigi Ganapini (2002-2011), e l'impegno nel sostenere le ricerche di studiosi giovani: il lavoro e l'impresa (F. Lavista, Cultura manageriale e industria italiana. Gino Martinoli fra organizzazione d'impresa e politiche di sviluppo, 1945-1970; V. Fava, Storia di una fabbrica socialista. Saperi, lavoro, tecnologia e potere alla Skoda Auto 1918-1968; Registri del personale e classe operaia italiana, a cura di I. Suffia), il sindacato (M. Bergamaschi, I sindacati della Cgil. Un dizionario 1948-1968), l'esperienza dell'emigrazione (L. Sudati, Tutti i dialetti in un cortile. Immigrazione a Sesto San Giovanni nella prima metà del 900; G. Prontera, Partire, tornare, restare? L'esperienza migratoria dei lavoratori italiani nella Repubblica federale tedesca nel secondo dopoguerra), la guerra e la costruzione della democrazia in Italia (L'Italia alla metà del XX secolo. Conflitto sociale, Resistenza, costruzione di una democrazia, a cura di L. Ganapini; A. Villa, Guerra aerea sull'Italia 1943-1945).

Prospettive attuali

L'ultimo quadriennio (2009-2013) per Isec è stato un periodo molto difficile. Tuttavia grazie all'impegno dei suoi sostenitori e di tutti i collaboratori la Fondazione non ha ridotto la propria operatività, riuscendo anzi a rafforzare reputazione e presenza sulla scena culturale milanese e nazionale con una serie di impegnative iniziative. Anche se è stato necessario privilegiare le attività di conservazione e valorizzazione delle fonti rispetto a quelle di ricerca come era avvenuto nel recente passato, la Fondazione è riuscita ad aprire alcuni nuovi cantieri attorno a cui intende focalizzare il proprio impegno nei prossimi anni, a partire da una riflessione, al momento poco più che aurorale, su come avviare un'opera di intervento e salvaguardia degli archivi delle piccole e medie imprese che rappresentano una parte vitale del nostro tessuto economico. Sul fronte della ricerca si è cercato di rendere più incisiva la presenza della Fondazione sulla scena culturale milanese attraverso un'intensificazione dei rapporti con le università cittadine (Università degli Studi di Milano-Bicocca, Polo di Sesto dell'Università degli Studi di Milano, Università Bocconi, Politecnico di Milano) e con altre fondazioni e associazioni (Fondazione Pirelli, Fondazione Dalmine, Istituto lombardo di storia contemporanea, AiSD-Associazione italiana di storia del design, Museimpresa, Centro per la Cultura di Impresa ecc.). Parallelamente si sono costituiti alcuni gruppi di lavoro su specifici progetti, a cui collaborano studiosi esterni alla Fondazione, che ne costituiscono nei fatti il comitato scientifico. Attualmente sono operanti il gruppo di ricerca sulla stampa aziendale e la comunicazione di impresa, i cui primi risultati sono il volume Comunicare l'impresa. Cultura e strategie dell'immagine nell'industria italiana 1945-1970, a cura di G. Bigatti e C. Vinti (2010) e il sito www.houseorgan.net; quello di storia dell'impresa e del lavoro, impegnato in una ricerca sulle dismissioni nelle grandi fabbriche sestesi, coordinato da Roberta Garruccio e Sara Zanisi; quello sugli archivi della politica, coordinato da Mimmo Franzinelli. Infine si è ricostituita la sezione didattica con iniziative e proposte rivolte al mondo della scuola, coordinata da Giorgio De Vecchi. Nel 2012 la Fondazione è riuscita a pubblicare due volumi nella collana "Ripensare il 900" (Flavia Cumuli, Un tetto a chi lavora. Mondi operai e migrazioni italiane nell'Europa degli anni Cinquanta; Luigi Trezzi e Valerio Varini, a cura di, Comunità di lavoro. Le opere sociali delle imprese e degli imprenditori tra Ottocento e Novecento) e dando vita a una nuova collana di Fonti e studi presso l'editore Archetipo di Bologna per sfruttare le potenzialità della stampa on demand (Reti di carta. Ferrovie, tecnici e imprese nelle carte degli archivi aziendali). Parlare delle attività in corso significa fare i conti con il problema oggi comune a molti istituti dell'assottigliamento delle risorse. Che fare di fronte a riduzioni di bilancio verosimilmente destinate a durare anche nei prossimi anni? Da una parte, la nostra risposta è stata, e non poteva non essere, di tipo difensivo: risparmiare, rinviare, ridurre le spese. Dall'altra, con una buona dose di presunzione, abbiamo assunto come stella polare una frase attribuita a Raffaele Mattioli, «sono le idee che mancano, non i soldi per realizzarle», e abbiamo cercato di non diminuire la voglia di fare e la capacità di promuovere iniziative e dibattiti, dando vita a forme nuove di collaborazione con altre istituzioni. Saranno i prossimi anni a dire se siamo stati all'altezza della sfida.

 


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