Il paesaggio minerario della Cornovaglia e del Devon occidentale

Immagini che a vederle ora ammaliano; un paesaggio che più di altri fa riflettere sul ruolo che le interazioni tra uomo e natura giocano sulla sua identità, perché ogni cosa sembra far parte di un’altra dimensione, remota, che a chi osserva lascia il tempo di riconoscersi solo uno spettatore. Sono le rimanenze di vecchie miniera di stagno, situate all’estrema punta sudoccidentale della Gran Bretagna, la Cornovaglia, uno dei paesaggi inglesi più sorprendenti e inattesi.
Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo questa zona è stata profondamente trasformata a causa del fortunato connubio tra la rapida crescita della domanda di rame, stagno e arsenico e la capacità estrattiva, intesa anche in termini ingegneristici, del territorio e del sottosuolo. Le profonde miniere, gli edifici per i motori e i cumuli di detriti, le nuove città, gli insediamenti costruiti per alloggiare il numero di minatori in rapida crescita, porti, scali, ferrovie e canali, riflettono l’innovazione che, nei primi anni del XIX secolo, ha consentito alla regione di produrre due terzi della produzione mondiale di rame.
Un ruolo fondamentale è stato giocato dalla rivoluzione nella tecnologia del vapore e dalle innovazioni di Richard Trevithick che trasformarono radicalmente il lavoro all’interno delle miniere, attraverso l’utilizzo di macchinari che permisero di andare più in profondità.
La crisi del rame del 1866 provocata dalla concorrenza di Cile e Australia meridionale comportò la rapida chiusura di molte miniere di rame e solo le miniere di stagno rimasero attive. Queste ultime sopravvissero ancora per alcuni anni fino a quando la concorrenza di Australia e Malesia provocò un calo insostenibile dei prezzi. I minatori iniziarono a emigrare portando con loro conoscenze e tecnologie e sviluppando miniere «modello Cornovaglia» in tutto il mondo. Alla fine del XIX secolo erano attivi solo impianti per la lavorazione dell’arsenico che sfruttavano le piriti di arsenico un tempo scartate come rifiuto. L’ultima miniera delle poche sopravvissute a chiudere fu South Crofty nel 1998.
I consistenti resti, guardati con gli occhi dell’homo figurans, sembrano far parte da sempre di questo paesaggio. Essi sono una testimonianza importante del contributo che la Cornovaglia e il Devon occidentale hanno reso alla rivoluzione industriale del Regno Unito e l’influenza fondamentale che l’area ha avuto sul mondo minerario in generale.
Nel luglio 2006 il sito è stato nominato patrimonio dell’umanità durante la trentesima sessione del Comitato dell’UNESCO a Vilnius.
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