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La gru galleggiante Langer Heinrich dal 1915 ad oggi. Storia, tecnologia e conservazione, a cura di G. Rosato
Erga, 2008, pp.112, € 19,00
recensione di Fabrizio Trisoglio

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L’immagine stampata in copertina basterebbe da sola a raccontare parte dei perché di questa pubblicazione che, a conclusione di una seria campagna di restauro, racconta «a un gran numero di persone gli sforzi fatti per preservare un’opera degna di attenzione da parte delle istituzioni, proposti alla salvaguardia dei beni, e dei professionisti del settore».
La protagonista del racconto, la gigantesca gru galleggiante Langer Heinrich, fu costruita nel 1915 nel cantiere di Bremerhaven per conto della Marina militare tedesca per poi giungere, dopo varie peripezie e cambi di proprietà, nel 1990 a Genova. Adottata dalla città come un bene prezioso, la gru fu dichiarata il 23 ottobre 2003 di interesse storico e artistico dalla Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici della Liguria.
La pubblicazione, curata da Guido Rosato, racconta la storia dei lavori eseguiti per la preservazione di questa gru galleggiante, presentando non solo il percorso storico del bene culturale ma anche il suo contesto tecnologico, evidenziando le “unicità” tecniche e architettoniche della struttura e fornendo dati dettagliati grazie a semplici tabelle inserite nel testo.
I lavori, durati tre anni presso il Cantiere Gino Gardella, vengono descritti allo scopo di fornire una testimonianza di metodo di restauro, delle “buone pratiche” sicuramente utili per la creazione di un modello condiviso nella preservazione del patrimonio tecnico-industriale.
Il mantenimento e la conservazione delle caratteristiche formali, tecnologiche e funzionali della gru galleggiante è stato il punto focale nell’opera di restauro; oltre alla preservazione dell’attrezzatura esistente si è dovuto intervenire nella sostituzione di alcuni pezzi, ormai deteriorati, utilizzando materiali idonei e metodi di lavoro divenuti nel tempo obsoleti, intervenendo sulla struttura con una perizia degna di un “meccano”.
La Langer Heinrich, vera e propria nave, nella volontà della proprietà e della Soprintendenza ora deve continuare a essere un bene “vivo”, non “musealizzato” ma capace ancora di adempiere alle funzioni per cui è stato realizzato. Per questo l’opera di restauro ha dovuto incontrare non solo i paletti dettati dalle regole di restauro della Soprintendenza ma anche dalle norme Rina che regolano l’idoneità di una imbarcazione.
La pubblicazione, caratterizzata da un’intelligente approccio multidisciplinare, risulta di facile lettura e non eccede mai con linguaggi tecnici specifici ma mantiene sempre un carattere divulgativo, rivolgendosi sia ai professionisti del settore che al grande pubblico.
Una nota particolare merita il notevole apparato iconografico scelto per accompagnare il lettore nel corso del racconto molte volte utilizzato a fine didattico per illustrare elementi tecnici di non facile comprensione.
Unica al mondo, la “Langer Heinrich” è diventata oggi non solo un simbolo di sviluppo tecnologico ma anche di un metodologia di conservazione e di valorizzazione d’eccellenza. Il fatto poi che questo bene culturale sia di proprietà privata e non autoctono rende questa testimonianza ancora più forte considerando l’attuale stato del nostro patrimonio archeologico-industriale.
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