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Gli archivi d'impresa in Italia
di Fabio del Giudice

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Storia ed evoluzione
Prospettive
Bibliografia

Il quadro d’insieme fin qui delineato è tutt’altro che consolidato ed è in continua evoluzione per più di un motivo. Anzitutto, rispetto ai primi anni settanta, sono notevolmente aumentati sia il numero che la varietà dei protagonisti. Si è fatta strada la convinzione che, pur dall’interno di ambiti istituzionali diversi, archivi e archivisti d’impresa condividano con la più ampia comunità archivistica nazionale la responsabilità sociale di custodire, gestire e valorizzare una parte significativa del patrimonio archivistico del paese.

Una rilevante porzione di memoria documentale prodotta soprattutto da soggetti ed operatori economici privati è stata negli ultimi trent’anni salvaguardata e messa a disposizione di un vasta platea di utenti. I frequentatori degli archivi d’impresa non sono più soltanto i ricercatori professionali: si registra infatti da tempo la presenza di un pubblico più numeroso e variegato. Soprattutto a questo tipo di utenza sono destinati prodotti editoriali e i materiali divulgativi e multimediali che negli ultimi anni hanno caratterizzato la politica di valorizzazione dei principali archivi d’impresa.

Anche la presenza degli archivi d’impresa in rete è in costante evoluzione. Èin aumento il numero dei siti dedicati e, anche all’interno di quelli già esistenti, le pagine web stanno evolvendo da un livello prevalentemente statico alla presenza di contenuti informativi di tipo dinamico, con inventari e banche dati liberamente accessibili e interrogabili a distanza.

Nel volgere di pochi anni si sono affacciati sulla scena nuovi soggetti e si stanno sperimentando nuove soluzioni organizzative e gestionali. Uno dei principali esempi è quello delle fondazioni che convogliano al proprio interno una serie di attività culturali tra cui rientrano spesso anche la gestione e la valorizzazione degli archivi storici. In più di un caso le fondazioni vedono la partecipazione sia dell’ente di provenienza che delle amministrazioni locali. In questo tipo di soluzioni l’archivio è posto direttamente a contatto con la comunità e con il territorio dove l’impresa ha storicamente attuato il suo radicamento economico e sociale. Questa scelta si sta rivelando come una delle più efficaci per garantire all’archivio la necessaria continuità di azione.

Il fenomeno dell’outsourcing, dell’esternalizzazione dei servizi archivistici, sta guadagnando sempre più quote di mercato. Questa tendenza vale non solo per la documentazione semiattiva e per la gestione degli archivi cartacei, ma anche per le attività all’interno degli archivi storici dove parte dei classici lavori di ordinamento e schedatura viene affidata a centri studi specializzati, a cooperative e a singole figure di archivisti libero-professionisti. Questo accade anche all’interno di istituti di consolidata tradizione – non più soltanto nel settore privato – soprattutto a causa delle ridotte disponibilità di bilancio. Sta così definitivamente scomparendo la tradizionale figura di riferimento dell’archivista aziendale, custode della memoria dell’impresa e si va riaffacciando periodicamente il rischio di musealizzazione della funzione.

Una positiva sperimentazione è rappresentata dal tentativo di creazione, analogamente all’esperienza tedesca, di archivi economici territoriali o di concentrazione. Più volte evocata tra le soluzioni più efficaci contro il sempre maggiore rischio di dispersione della documentazione, l’esperimento sta muovendo i suoi primi passi in seguito agli accordi di collaborazione tra il Centro per la cultura d’impresa di Milano, la regione Lombardia, il Politecnico di Milano ed il ministero per i Beni e le attività culturali. L’impresa moderna è sempre più caratterizzata da un forte dinamismo che la porta a modificare di frequente sede, denominazione, dimensioni e assetto proprietario. Soprattutto nei momenti di crisi, di forte riduzione delle risorse economiche, è naturale la tendenza alla dispersione della documentazione e di tutto quanto appartiene ad un patrimonio storico-documentale considerato di scarsa o di nessuna utilità immediata.

Nella fase storica attuale, soprattutto per le imprese di grandi dimensioni e a seguito dei fenomeni già ricordati di fusioni e concentrazioni aziendali, un’altra tendenza che sta emergendo è quella del graduale passaggio da istituti che, nati per conservare la documentazione di un solo ente, stanno acquisendo la fisionomia di archivi (storici) di gruppo. Si tratta di un cambiamento di notevole portata, da cui deriverà un ripensamento completo della funzione dell’archivio. Gli istituti di più lunga tradizione, dove coesistono la sensibilità per le problematiche di tipo storico e adeguate capacità professionali, stanno sperimentando soluzioni organizzative e gestionali di tipo nuovo. L’acquisizione di fondi di enti cessati o assorbiti comporta spesso il trasferimento delle carte dai contesti di produzione originaria in una nuova e diversa sede. Il principio archivistico dell’ininterrotta custodia, che notoriamente conferisce autenticità alla documentazione, viene così disatteso. D’altro canto questa soluzione consente di salvaguardare dal rischio di dispersione se non l’intero archivio almeno le serie più importanti, anche se è destinata a creare alcune difficoltà nell’attività di tutela delle soprintendenze archivistiche e ha già sollevato qualche perplessità nella comunità degli utenti.

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