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L'archivio storico Peroni: intervista a Daniela Brignone di Giuseppe Paletta (realizzata il 21 dicembre 2004)

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Parte prima
Parte seconda
Parte terza
Parte quarta

G.P.: La cosa che ci interessa tu racconti è la vicenda dell'archivio Peroni, della sua formazione, e di tutti quelli che sono i rapporti con l'impresa generatrice di questa istituzione culturale. L'altra cosa che ci interessa sono le sinergie ma anche le difficoltà tra l'istituzione culturale e l'istituzione-impresa che spesso presentano priorità discordanti e ciò generalmente, determina nella storia degli archivi d'impresa....

D.B.:...priorità!

G.P.: ...attriti, a volte, ma tante altre volte anche consonanze con l'impresa e con la sua missione.

D.B.: Scherzavo con la parola priorità perché è quella più ricorrente quando un'impresa decide di disinvestire in un'istituzione culturale che pure ha creato, oppure d'investire meno. La frase standard è: «non è prioritario» e rappresenta questa altalenanza di situazioni.

L'archivio Peroni è nato non come obiettivo prioritario di un progetto che invece aveva come finalità quello della ricostruzione della vicenda dell'impresa in occasione dei 150 anni, quindi come spesso succede è stata l'occasione della ricorrenza che ha indotto la proprietà di allora a voler ricostruire la vicenda societaria. C'era la coincidenza al 100% della famiglia con la proprietà e quindi anche questa sicuramente è stata una leva molto forte di motivazione. Il presidente era Giorgio Natali, di madre Peroni: ovviamente la storia della sua famiglia coincideva con la storia dell'azienda e quindi lui era fortemente motivato.

Il contatto con l'azienda è nato nel 1993 perché da libera professionista avevo fatto uno studio sulla Peroni. Avevo studiato le carte aziendali e in particolar modo la fabbrica del ghiaccio che m'interessava e al termine della ricerca il Presidente mi chiese se, in occasione dei 150 anni – che sarebbero caduti dopo 3 anni – me la sentivo di ricostruire la vicenda societaria. Quindi il primo obiettivo fu il libro, che doveva essere il prodotto finale del progetto di valorizzazione. Sono state una serie di circostanze che hanno portato a fare il passaggio successivo, cioè alla realizzazione di un archivio storico, che non era assolutamente nelle intenzioni iniziali, anzi! L'azienda ha sempre avuto una forte tradizione di riservatezza che, se vuoi, è stato un elemento di forza della società e della famiglia, motivo per cui l'idea della creazione di un luogo aperto al pubblico per la consultazione delle proprie carte, credo gli facesse orrore.

Tuttavia, pian piano, grazie al rapporto di fiducia creato con la proprietà e agli interlocutori istituzionali di cui siamo riusciti ad avere il supporto – cioè la Soprintendenza archivistica per il Lazio – il progetto di valorizzazione dell'archivio, che poi ha incluso non solo le carte ma anche gli oggetti, ha preso piede. È stato un vero miracolo, vista la situazione iniziale di riservatezza e sospetto, che poi è tipica del capitalismo familiare italiano. Si è trattato di un'opera di lenta sensibilizzazione e presa di coscienza e devo dire che c'è stata anche una grossa crescita culturale dell'impresa e, ovviamente, anche mia. Piano piano, insieme, siamo cresciuti su questa presa di coscienza.

Nel frattempo anch'io mi facevo un'idea di cosa avevo per le mani, un archivio assolutamente vergine di carte mai studiate e mai riordinate, trovate sulla base di una serie di indizi. Andavamo a frugare nei sottoscala, negli archivi portati a casa o nei magazzini scorte; soprattutto a Roma fu trovato il grosso della documentazione, vergine, che documentava la storia dell'azienda dalla fine dell'Ottocento agli anni cinquanta. Il grosso della documentazione aziendale era lì, tutto a Roma.

Quindi a poco a poco, avendo anche loro capito cosa avevano e che non pensavano di avere, si sono resi conto dell'importanza di un progetto di valorizzazione. Per cui, prima fu fatta l'inventariazione ai fini della redazione del testo poi, con la consulenza della Soprintendenza e una serie d'incontri tra il Presidente Natali e la Soprintendente Salvatori Principe, grazie alla simpatia che si era creata tra i due personaggi, insomma una cosa ha tirato l'altra e si è arrivati alla notifica.

Il dr. Natali seguiva il tutto in prima persona, come nell'Ottocento, perché lui era davvero un uomo d'altri tempi. Dopo la notifica d'interesse storico, l'Azienda è arrivata alla decisione di costruire un luogo fisico da dedicare all'archivio, all'interno dello stabilimento di Roma. Purtroppo non c'era più il legame tra le carte e il luogo dove erano state prodotte perché la sede storica della Peroni, che è a Porta Pia, non è più di proprietà dell’impresa. È stata dismessa come fabbrica agli inizi degli anni settanta, poi per lungo tempo inutilizzata, per ospitare infine la direzione generale sino alla recente cessione finale. Quindi la Peroni non è più nella sua sede storica. Oggi la direzione generale e l'Archivio storico si trovano presso lo stabilimento di Roma, nato negli anni settanta.

Il luogo fisico che ospita le strutture Archivio e Museo è stato costruito ad hoc e aperto al pubblico tra il 2000 e il 2001. Il progetto di realizzazione del museo aziendale era addirittura precedente a quelli dell'archivio storico e del volume sulla storia dell'azienda.

Da 30-40 anni l'azienda e il personale, i vecchi direttori e soprattutto esponenti della famiglia come Marco e Rodolfo Peroni, avevano intenzione di realizzare un museo, per cui un certo numero di oggetti – vecchi macchinari, le chiavi e le scarpe del cantiniere, il telefono sradicato dalle cantine di deposito – era stato conservato. C'era stato un vero feticismo nella conservazione di ogni singolo oggetto del passato! Ovviamente tanto è stato buttato però tanto è stato conservato al punto che, quando si è deciso di realizzare accanto all'archivio un museo aziendale c'era tutto! Si trattava soltanto di fare una caccia al tesoro in giro per gli stabilimenti dimessi e operativi e ricomporre i pezzi. È stata un'operazione interessantissima durata molti anni, perché dal 1993 siamo arrivati all'inaugurazione del museo nel 2001. A questo processo lento e laborioso hanno contribuito tutti gli stabilimenti, gli ex dipendenti e i dipendenti; è stata un'opera corale molto coinvolgente a livello di comunicazione interna: un bel lavoro insomma.

Purtroppo poi dal 1996 il mercato è cambiato, perché Heineken ha comprato la Moretti e la Peroni ha perso una leadership che aveva dall’inizio del Novecento. Nella seconda metà degli anni novanta è purtroppo iniziata una fase non felice per l'economia italiana e per il settore birrario, quindi tanto tempo per festeggiare il Centocinquantesimo non c'è stato, ma si può dire che la realizzazione delle due strutture Archivio e Museo sia stato un forte incentivo alla coesione interna. Riassumendo, il museo aziendale è stato un progetto fermamente voluto da una proprietà familiare che vi si rispecchiava perché testimoniava indirettamente anche la loro storia.

Immagini per gentile concessione dell'Archivio storico Peroni

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