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L'archivio storico Peroni: intervista a Daniela Brignone di Giuseppe Paletta (realizzata il 21 dicembre 2004)

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Parte seconda
Parte terza
Parte quarta

G.P.:.È divertente il fatto che l'idea del museo fosse precedente a quella dell'archivio, quasi fosse iscritta nei cromosomi l'importanza di ciò che si stava facendo.

D.B.:Abbiamo trovato oggetti degli anni sessanta messi via con l'annotazione «Museo». In Azienda veniva chiamato «museo» un luogo dimenticato da molti, dentro il magazzino scorte dello stabilimento di Roma, dove si è trovato di tutto, compresa l'insegna luminosa più antica della Peroni di fine Ottocento, cose fantastiche che nessuno sapeva di avere e che qualcuno 50 anni fa, 60 anni fa, 70 anni fa aveva cominciato a conservare.

Forse una cosa del genere può avvenire solo nelle imprese familiari, non lo so, ma di certo è avvenuto in Peroni, dove il progetto dell'Archivio e del Museo ha avuto una lunga, lunghissima incubazione.

G.P.: Hai trovato qualche documento sulla storia della nascita di questa prima idea? Prima hai detto un'altra cosa che mi ha colpito: il progetto era voluto sia dall'imprenditore, sia da un secondo ramo della famiglia.

D.B.: Sì, tutti i rami della famiglia Peroni operativi in Azienda e altri azionisti storici erano convinti della bontà del progetto.

G.P.: Azionisti storici?

D.B.: All'inizio del XX secolo ci fu una fusione importante tra la Ditta Peroni e la Società Romana di fabbricazione del ghiaccio e della neve artificiale, da cui provennero altre importanti famiglie di imprenditori.

Tra il 2003 e il 2005 l'assetto proprietario della Società Peroni è cambiato profondamente e oggi la multinazionale sudafricana SABMiller è in possesso dell'intero pacchetto azionario. Il progetto Archivio e Museo è però nato nell'assetto precedente, che ho voluto ricordare per correttezza storica.

G.P.: Quindi fu un progetto seguito direttamente dalla Presidenza.

D.B.: Sì, direttamente, con i tutti i pro e i contro della situazione: da un lato, la procedura «direttissima» assicurata a tutti i progetti, dall'altro il rischio di legare le strutture a un unico sponsor interno e di non garantire loro una autonoma continuità nel tempo.

Bisognerebbe che gli imprenditori illuminati, nel momento stesso in cui hanno l’illuminazione, pensassero anche: come proseguirà il mio progetto nel futuro?

G.P.: E come è proseguita? Organizzativamente, come ha funzionato il museo? È stato affidato alle strutture interne?

D.B.:Dal 2002 l'Archivio e il Museo sono stati inseriti nella Direzione Relazioni Esterne il che ha dato una maggiore autonomia alla struttura e consentito un inserimento nel cuore della vita dell'azienda. Un progetto sponsorizzato dall'alto magari ha tante porte aperte ma rimane un po' ai margini della vita reale.

Si era studiata per un breve periodo anche l'ipotesi della creazione di fondazione onlus, però era troppo complicato a livello organizzativo, burocratico e patrimoniale per cui si decise di non farlo. Oggi vi sono realtà che forse hanno maggiore stabilità grazie all'autonomia data all'investimento culturale rispetto alle fluttuazioni dell'Azienda, ma il prezzo da pagare è spesso il distacco dalla vita dell'impresa. Quindi non è certa la formula della felicità. Sicuramente l'Archivio e il Museo Peroni hanno il vantaggio, soprattutto dopo il cambiamento proprietario degli ultimi anni, di essere interpretati come il luogo dove archiviare ed esporre ciò che è utile per l'impresa e che la rappresenta nella sua attualità industriale e commerciale. L'archiviazione del materiale pubblicitario e promozionale dell'anno in corso è una delle finalità prioritarie.

È compito dell'archivista rompiscatole sensibilizzare l'impresa alla conservazione della documentazione cartacea accanto all'oggettistica legata al prodotto: attualmente è in corso il versamento di un nuovo lotto di documentazione che sta per avere la notifica d'interesse storico, proprio perché finalità principale di un archivio d'impresa è quella di essere incrementato con i nuovi flussi documentali.

È una lotta mediare tra la teoria archivistica sulla corretta tenuta degli archivi aziendali e le esigenze pratiche dell’azienda che sono essenzialmente quelle di spazio.

È senz'altro vero che la linfa vitale di progetti di valorizzazione come quello realizzato in Peroni è l'innamoramento da parte dell'imprenditore, che però nel caso Peroni non volle parlare di sé nel Museo. Intelligente fu l'impostazione data all’esposizione museale, come pure alla ricostruzione della vicenda societaria nel volume celebrativo, focalizzando l'attenzione non tanto sulla storia familiare quanto sulla storia dell'azienda, del prodotto, delle persone come parte integrante della storia sociale, economica, culturale e materiale del nostro paese. È quello l'elemento che, secondo me, può funzionare anche rispetto ai nuovi interlocutori che, devo dire, sono sensibili e rispettosi della tradizione Peroni, nonostante abbiano per ora posto come obiettivo il mantenimento minimo delle strutture. Di questi tempi, in fondo non è male!

Immagini per gentile concessione dell'Archivio storico Peroni

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