Intervista
a Giancarlo Gonizzi
(curatore Archivio storico Barilla)
di Maria
Chiara Corazza
realizzata il 26-02-2001 (agg. 15-09-2004)
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Ricostruire
un archivio
L'archivio oggi
L'organizzazione
dell'archivio
L'archivio
raccoglie, conserva, comunica
Le
istituzioni culturali dell'impresa
G.G.: Dal 1987 ad oggi sono anche
cambiate in parte la prospettiva
e la filosofia dell’Archivio
storico: nato per ricostruire la storia
dell’azienda – l’obiettivo era
proprio quello di fornire gli elementi per arrivare
a scrivere una storia aziendale,
che poi nel 1994 è stata effettivamente redatta
– si è via via trasformato in archivio
di gruppo, perché con il passare
del tempo altre aziende, oggi marchi, si sono aggiunti
al marchio originario Barilla. Il primo
è stato Mulino Bianco, che fa parte
da sempre del mondo Barilla, poi a seguire Voiello
– pastificio storico del sud particolarmente
apprezzato – poi il marchio Panem,
specializzato nella produzione di pane fresco, Tre
Marie – per i prodotti da ricorrenza
come i panettoni e le colombe –, Pavesi
– leader storico dei biscotti industriali
negli anni cinquanta e sessanta – e ultimamente
il marchio Wasa, leader dei pani secchi
nell’Europa del nord.
Tutto questo ha portato a costituire all’interno
dell’archivio storico spazi e archivi dedicati
ai singoli marchi del gruppo, recuperando quello
che era possibile recuperare nelle varie sedi delle
diverse società che oggi sono entrate a far
parte del gruppo Barilla, ordinando, riordinando
o, a volte, acquisendo materiali che erano andati
perduti. In questo senso, per fare un esempio, nell’estate
del 2000 abbiamo acquisito presso un fotografo di
Novara un importante fondo fotografico
di oltre cinquecento lastre di vetro e diverse centinaia
di scatti fotografici moderni, che erano stati realizzati
nel corso di una quarantina di anni proprio per
Pavesi.
Questi
interventi, a volte di grossa portata, a volte minimi
– l’acquisto di un catalogo sul
mercato antiquario, l’acquisto di
un manifesto, di un elemento – sono abituali,
proprio perché partono dalla coscienza
dell’iniziale perdita dell’archivio
e dunque fanno parte di una logica ben precisa.
Questo stessa vicenda ha portato alla messa a punto
di un meccanismo affinché tali fatti non
si possano ripetere in futuro. Esiste, quindi, quella
che noi definiamo alimentazione automatica
dell’archivio storico con quello che viene
prodotto oggi. In pratica tutto quello che è
materiale relativo al settore stampa
e comunicazione viene, attraverso automatismi contrattuali
sottoscritti dai fornitori, inviato
in triplice copia all’archivio storico.
Quindi, le agenzie, le case di produzione, le tipografie
hanno obbligo contrattuale di inviare copia di quanto
viene prodotto all’archivio storico che in
questa maniera viene a ricevere, a volte in eccesso,
ma mai in difetto, tutto quello che esce quotidianamente
dall’azienda. Sono stati fatti in passato
dei corsi a livello segretariale per sensibilizzare
le persone addette alla gestione dei documenti
all’interno degli uffici perché inviassero
dossier, materiali, pratiche, una volta esauriti,
all’archivio.
Oggi la Barilla è dotata di un archivio
fiscale centralizzato che è deputato
a conservare i documenti che la legge italiana obbliga
a tenere presso le aziende per dieci anni: è
automatizzato e abbastanza estraneo a quelle che
sono le logiche di un archivio storico. È
dotata anche di un centro di documentazione
che ha lo scopo di studiare e approfondire tematiche
che servono immediatamente agli uffici a livello
operativo. Infine ha un archivio storico
che riceve, ordina e conserva tutta la documentazione
prodotta dall’azienda – in alcuni casi
integralmente, come l’archivio della presidenza
o quello dell’amministratore delegato, in
altri casi una semplice selezione, in base a quanto
decidono i vari uffici. Tutto il materiale che arriva
all’archivio storico, ad eccezione dell’archivio
della presidenza e dell’amministratore delegato,
è di norma fruibile e accessibile
al pubblico, secondo i tempi di arrivo. Possiamo
dire che lo scarto temporale tra la realizzazione
di un progetto e l’arrivo dei documenti in
archivio varia fra i tre e i cinque anni.
M.C.C.: Qual è dunque il
rapporto tra archivio di deposito e archivio corrente?
G.G.:
Esiste un archivio corrente presso
i diversi uffici. L’archivio di deposito,
che fisicamente esisteva, è stato trasformato
nell’archivio fiscale di
gruppo e quindi di fatto diventa l’archivio
storico stesso, che seleziona secondo criteri specifici
il materiale e quindi ne garantisce la conservazione
o ne sancisce la distruzione, nel bene o nel male.
L’unico ufficio che fa vita a sé stante
è l’ufficio del personale e delle risorse
umane, che per la sua tipologia deve garantire per
almeno sessanta o settanta anni il mantenimento
di tutta una serie di documenti relativi al personale.
Qui il materiale relativo al personale arriva solo
dopo cinquanta anni: quindi ora abbiamo tutto quello
che riguarda l’anteguerra fino agli anni cinquanta.
Immagini
per gentile concessione dell'Archivio storico Barilla
© Barilla G. & R. F.lli Spa