Intervista
a Giancarlo Gonizzi
(curatore Archivio storico Barilla)
di Maria
Chiara Corazza
realizzata il 26-02-2001 (agg. 15-09-2004)
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Ricostruire
un archivio
L'archivio
oggi
L'organizzazione dell'archivio
L'archivio
raccoglie, conserva, comunica
Le
istituzioni culturali dell'impresa
M.C.C.: Abbiamo già parlato
dell’acquisizione della documentazione di
altre aziende. Nel dettaglio quali sono le serie
presenti in archivio?
G.G.: Proviamo a seguire quella
che è la classificazione dell’archivio
storico. Noi abbiamo una fototeca,
che conserva ovviamente il materiale fotografico
– fotografie originali, negativi, diapositive,
lastre e quanto altro fa parte del mondo fotografico
– che documenta e testimonia quella che è
la vita dell’azienda. Esistono
una fototeca cosiddetta storica per
il materiale disorganico prodotto fino alla fine
della Seconda guerra mondiale e per quello realizzato
dal 1948 in poi una fototeca cosiddetta moderna
organizzata in termini cronologici – perché
era possibile farlo in quel caso – con l’identificazione
dei vari eventi ripresi e fotografati. Di tutto
questo materiale esiste una copia di servizio o
di sicurezza, per impedire l’uso delle foto
originali, soprattutto per la fototeca storica;
esistono anche altre copie, in negativo, in diapositiva
o in lastra di grande formato ed una copia virtuale
all’interno del sistema informatizzato, in
modo tale che l’uso dell’originale venga
ridotto al minimo e dunque anche lo stress da usura
venga contenuto in termini accettabili. Esistono
poi alcuni fondi fotografici annessi:
ad esempio penso al Fondo del fotografo Ballo di
Milano che lavorò per Erberto Carboni o al
Fondo Vaghi – fotografo parmigiano che lavorò
negli anni cinquanta e che testimonia la costruzione
dello stabilimento di Pedrignano –, oppure
il Fondo Montacchini – fotografo attivo nell’anteguerra
– che abbiamo acquistato nel 2000. Questi
hanno un loro ordinamento specifico
a parte, proprio in quanto acquisiti come tali,
come fondi. Poi abbiamo quella che noi chiamiamo
la rassegna stampa, ossia una raccolta
di tutti gli articoli di giornali, quotidiani e
periodici in cui si faccia menzione della società
Barilla o di qualcuno dei marchi della società
Barilla. La citazione è elemento distintivo.
Se esiste citazione, anche breve, l’articolo
va conservato – a condizione che noi ne siamo
a conoscenza. Se invece non c’è citazione,
l’articolo non viene conservato, salvo rare
eccezioni, come ad esempio il materiale per il dossier
sulla pasta in cui, per ragioni varie, non viene
fatto il nome delle aziende, ma il tema è
così evidente che ci riguarda. Si tratta
di diversi metri lineari di raccoglitori con circa
ottomila articoli di giornale.
La rassegna stampa è stata realizzata sugli
originali fino all’inizio degli anni ottanta,
poi attraverso
la rassegna stampa elettronica dalla fine degli
anni ottanta in poi. Oggi stiamo pensando di digitalizzare
il tutto e di rinunciare alla copia cartacea, data
la quantità enorme di materiale. Tutta questa
documentazione viene schedata e
indicizzata in modo tale da potere
essere ritrovata grazie al thesaurus delle parole
chiave che serve a gestire poi l’intero archivio.
Procedendo, abbiamo poi un piccolo nucleo
librario, specializzato nelle tematiche
dei cereali, del pane, della pasta, dell’alimentazione
e della pubblicità, considerando anche il
ruolo che ha avuto e che ha Barilla nella storia
della pubblicità italiana. Esiste poi la
serie dei bilanci, la serie
delle onorificenze – cioè
di quei premi, di quei diplomi o di quant’altro
che l’azienda ha guadagnato nel corso del
tempo. La serie dei cataloghi a stampa
ci consente di conoscere l’evoluzione del
prodotto. Se nel mondo della pasta la situazione
è abbastanza statica, abbastanza consolidata
– si tratta di quel centinaio di prodotti
che più o meno circolano – nel mondo
dei prodotti da forno c’è un velocissimo
cambiamento annuale e i cataloghi ci consentono
di scoprire, di volta in volta, prodotti che non
esistono più, il lancio di quelli nuovi,
lanci e rilanci di uno stesso prodotto in epoche
differenti, etc. Esistono poi altri strumenti come
le cartoline utilizzate quali strumenti
di pubblicità commerciale
estremamente usati nell’anteguerra, mentre
oggi sono elementi di contorno, benché ancora
esistenti. Esiste poi una serie dedicata alla depliantistica
aziendale, cioè a quelle piccole
pubblicazioni che sono servite a ciascun marchio
per promuovere specifiche operazioni, specifici
prodotti, specifiche linee o comunque per documentare
iniziative di tipo istituzionale. Esistono poi i
ricettari, strumento fondamentale
per la diffusione della cultura del prodotto, specialmente
nel mondo della pasta. La pasta è infatti
un prodotto italiano e all’estero non si può
vendere solo la pasta, bisogna «vendere»
assieme la cultura di quel prodotto,
perché altrimenti non si trasmette quello
che noi in Italia intendiamo per pasta. I ricettari
giocano un ruolo importante: ne abbiamo alcuni manoscritti
che sono serviti poi per realizzare e produrre testi
a stampa successivi dell’azienda e, a partire
dagli anni cinquanta, i ricettari che Barilla ha
pubblicato e, di volta in volta, regalato ai propri
clienti, sia in Italia che, oggi soprattutto, all’estero.
A questo proposito devo ricordare che la struttura
dell’archivio è focalizzata per
nazione. Per cui le stesse classi e categorie
esistono nazione per nazione: avremo i ricettari
Italia, i ricettari Francia, i ricettari Germania
e così via. Esiste poi tutto il mondo dell’audio
e del video. Quindi ci sono quelle che noi consideriamo
testimonianze orali – interviste o registrazioni
legate alla vita aziendale – che danno luogo
all’audioteca e poi le registrazioni
e testimonianze di fatti, di eventi o di servizi
giornalistici trasmessi sull’azienda in video
che danno luogo alla videoteca.
Sono diverse centinaia di unità e continuano
ad affluire a diverse decine l’anno.
Esiste poi la documentazione legata al mondo della
pubblicità, a cui abbiamo
prima accennato: pubblicità a stampa, pubblicità
esterna (affissioni), pubblicità radiofonica,
televisiva, cinematografica. La pubblicità
televisiva è suddivisa in
serie, per marchio, ordinata anno per anno,
e codificata. Quindi abbiamo la
serie della pubblicità Barilla,
Mulino Bianco, Pavesi, Voiello,
Tre Marie. Esiste poi la serie
degli oggetti promozionali, ossia tutti
quegli oggetti che nel tempo, fin dagli anni dieci
del Novecento l’azienda ha prodotto e offerto
gratuitamente ai propri clienti in virtù
di una fidelizzazione di acquisto, di raccolte punti,
di concorsi e di altri strumenti. È una serie
imponente di oggetti, soprattutto nel mondo Mulino
Bianco, nel mondo dei prodotti da forno, in parte
rivolti ai bambini – pensiamo alle oltre seicento
sorpresine che venivano inserite nelle confezioni
delle merende – oppure oggetti di maggior
valore, per la tavola e per la cucina, che nel corso
del tempo sono stati offerti – piatti, posate,
tazze, servizi vari. Sono interessanti dal punto
di vista del design, della comunicazione e testimoniano,
tutto sommato, anche l’evoluzione del gusto
nel tempo. A fianco degli oggetti veri e propri
ovviamente viene conservata tutta la modulistica
relativa alla loro diffusione, distribuzione e comunicazione.
A volte esistono dei prototipi
– quando il tempo ce li ha conservati –
oppure delle prove di produzione,
dei test che l’azienda fa per garantire la
qualità del prodotto stesso. Tutte queste
cose si sono in qualche modo fermate a partire dal
1996 fino ad oggi: dal 1996, secondo una strategia
commerciale precisa, l’azienda ha rinunciato
agli oggetti promozionali per concentrarsi invece
sul taglio del prezzo e sulla migliore qualità
al prezzo più basso possibile. In realtà
negli anni successivi sono state attuate delle operazioni
di servizio, ossia confezioni che si sono poi trasformate
in qualche cosa d’altro. Penso alle confezioni
delle merende per bambini che diventano tavole per
giochi a premi, stampate sulla scatola. Quindi non
si tratta di oggetti da guadagnare, quanto di un
servizio aggiuntivo allo stesso identico prodotto.
Comunque, vengono in ogni caso da noi conservate
e a ragion veduta. C’è inoltre un archivio
dedicato alla famiglia Barilla,
con documenti relativi alla storia della famiglia,
e c’è l’archivio vero
e proprio che raccoglie i fondi
documentari superstiti, ritrovati o successivi
alla cessione dell’azienda e quindi ordinati
progressivamente. Lì
si trova l’archivio della presidenza, quello
dell’amministratore delegato, fondi del marketing
e di altri uffici.
C’è poi la serie delle confezioni
dei prodotti, sia pasta sia prodotti da
forno. Gli incarti sono conservati distesi, a partire
dalla fine degli anni cinquanta del Novecento per
la pasta e dalla metà degli anni settanta
per i prodotti da forno – cioè dalla
data della loro produzione – sono conservati
per tipologia e in ordine
cronologico. Questo serve a noi e ai funzionari
dell’azienda per verificare le trasformazioni
nel tempo, per ritrovare elementi che si
stanno cercando, per identificare potenzialità
di sviluppo per il futuro.
M.C.C.: A tutto questo poi si
affiancano oggetti tipici della tradizione del lavoro.
G.G.: Noi abbiamo creato una sezione
che chiamiamo museo, in cui vengono
conservati gli oggetti che sono
legati al mondo della pasta. Barilla
si è trovata a diventare leader non solo
italiano, non solo europeo, ma anche mondiale della
pasta e al leader mondiale della pasta viene richiesto
di raccontare e spiegare il suo prodotto. In questo
senso la creazione di questa piccola raccolta di
oggetti che servono a raccontare e a spiegare la
produzione e la storia della pasta è funzionale
all’obiettivo di diffondere la cultura
del prodotto oltre che vendere il prodotto
stesso. Ecco allora che arrivano i torchi, arrivano
i macchinari storici di un pastificio dell’Ottocento,
arriva un mulino intero, arrivano piccoli oggetti
legati alla pasta, le rotelle o speronelle per fare
la pasta in casa, i matterelli e tanti altri attrezzi
che servono oggi per esposizioni, per mostre e per
eventi, ma che originariamente avevano proprio l’obiettivo
di spiegare e di raccontare il prodotto. Ci sono
altri oggetti che vengono conservati e che sono
legati alla storia dell’azienda
o alla storia della pubblicità
dell’azienda. Abbiamo la teiera di Biancaneve,
la forchetta di Cindy Crowford, la maschera di Bianconiglio,
tutti elementi caratteristici di alcune pubblicità
televisive che nel tempo vengono conservati, accantonati
e che un giorno potrebbero divenire un’esposizione,
una mostra o quant’altro.
Immagini
per gentile concessione dell'Archivio storico Barilla
© Barilla G. & R. F.lli Spa