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Dalla Cineteca nazionale del Centro sperimentale di cinematografia di Roma all’Archivio nazionale del cinema d’impresa di Biella
di Sergio Toffetti

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La Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia, fondata nel 1949, ha il deposito legale del cinema italiano e conserva oggi una collezione di circa 60.000 film, oltre a 7 milioni di metri di nitrato. La Cineteca gestisce non soltanto le attività di conservazione e restauro, ma si occupa della diffusione nei circuiti culturali del cinema italiano e lo scorso anno ha distribuito oltre 1.300 copie tra Italia ed estero, come ad esempio, le retrospettive di Luchino Visconti, Mario Soldati, Roberto Rossellini. L'interesse per il cinema industriale nasce alla fine degli anni '90, quando la Edison chiede di depositare in Cineteca Nazionale il proprio fondo di film industriali, tra cui i documentari industriali di Ermanno Olmi, uno dei più importanti cineasti italiani; i film di uno "specialista" del cinema industriale come Giovanni Cecchinato; nitrati realizzati per la Montecatini negli anni Venti, come L'estrazione degli zolfi in Romagna e Il dinamitificio Nobel, che documenta le due linee di produzione del dinamitificio di Avigliana, in provincia di Torino, una dedicata al
fulmicotone, l'altra al nitrato di cellulosa, componente essenziale all'epoca, non soltanto per gli esplosivi, ma anche per la fabbricazione della pellicola cinematografica.

L'interesse suscitato dall'ingresso del fondo Edison porta ad analizzare le collezioni della Cineteca dal punto di vista del cinema pubblicitario e industriale, per cercare possibili integrazioni. Da un lato, ci si rende conto dell'importanza della committenza industriale per il cinema italiano: per l'industria lavorano protagonisti della storia e delle cronache del nostro cinema, come Alessandro Blasetti, Michelangelo Antonioni, Bernardo Bertolucci, Nelo Risi, Valentino Orsini, fino ai contemporanei Silvio Soldini, Davide Ferrario, Guido Chiesa, Gabriele Muccino; e ancora scrittori e sceneggiatori, come Franco Fortini, Pier Paolo Pasolini, Goffredo Parise, Furio Colombo, Tullio Kezich; grandi musicisti, come Luciano Berio; direttori della fotografia, come Luigi Kuveiller e Marcello Gatti, che lavorano per la Fiat nel periodo in cui girano, rispettivamente, L'avventura di Antonioni e La battaglia di Algeri di Pontecorvo. Il catalogo degli autori che hanno lavorato per rappresentare in immagini l'industria italiana, dai primi del 900 a oggi, è davvero interminabile e costituisce, al tempo stesso, una storia parallela del cinema e una storia visiva dell'economia e della società italiana.

L'importanza stessa del cinema industriale, scoperta, sicuramente, con un certo ritardo, rende impossibile affidarne la gestione a un archivio generalista come la Cineteca Nazionale. Si è deciso così di progettare una struttura autonoma, dedicata a raccogliere i fondi di film industriali, a conservarli e a valorizzarli.

Nel 2003, viene firmata una convenzione tra Centro Sperimentale di Cinematografia, Regione Piemonte, Olivetti (poi Telecom Italia) e Comune di Ivrea, per realizzare l'Archivio Nazionale Cinema d'Impresa nelle ex scuole materne dell'Olivetti a Canton Vesco d'Ivrea (Torino), realizzate dall'architetto Ridolfi nel 1955. Il primo dei tre edifici - concessi in comodato gratuito da Telecom Italia - viene aperto a novembre 2003. L'archivio si inaugura con la mostra di fotogrammi Il cinema e il lavoro e la rassegna cinematografica Tempi moderni: il cinema e l'industria.
Organizzata per il centenario dell'Unione Industriale di Torino, la retrospettiva mostra l'evoluzione delle strutture produttive, le trasformazioni del paesaggio, il lavoro italiano all'estero, le opere sociali delle aziende, con documenti filmici di Ansaldo, Edison, Eni, Enel, Fiat, Olivetti, Aem-Milano, Istituto Luce, Dalmine. Accanto alla rassegna di film prodotti dall'industria, la manifestazione continua con una panoramica sul rapporto tra il cinema italiano e il lavoro, con opere di Giuliano Montaldo (Una bella grinta), Lina Wertmuller (Mimì metallurgico ferito nell'onore), Ugo Gregoretti (Omicron), Pietro Germi (L'uomo di paglia), Elio Petri (La classe operaia va in paradiso), Mario Monicelli (I compagni), Alberto Bevilacqua (La califfa), fino ai più recenti: Ovosodo di Paolo Virzì, Volevo solo dormirle addosso di Eugenio Cappuccio, Mi piace lavorare di Francesca Comencini, Il posto dell'anima di Riccardo Milani.

L'Archivio Nazionale Cinema d’Impresa conserva oggi oltre 20.000 bobine di film, in depositi condizionati secondo le norme della Fédération Internationale des Archives du Film (FIAF).
Sono stati depositati presso l'archivio i fondi cinematografici di imprese come l’AEM-Milano, la Breda, Edison, Enea, Fiat, Innocenti, Olivetti; archivi di case di produzione di film pubblicitari, come le Film Master e la Recta Film; di enti di ricerca, quali l’Enea.

Attualmente l'Archivio è impegnato nella realizzazione di un database generale e nel trasferimento in Beta dei materiali. Sono stati restaurati in pellicola alcuni film di particolare interesse storico o artistico, come: Manon finestra due di Ermanno Olmi, con il testo di Pier Paolo Pisolini; Michelino prima B di Ermanno Olmi; Il paese dell'anima di Victor De Santis, sul primo pellegrinaggio Fiat a Lourdes nel 1957, mentre la Cineteca Nazionale aveva già stampato su pellicola alcuni dei "critofilm" sull'arte realizzati da Carlo Ludovico Ragghianti per l'Olivetti, come Il giudizio universale (Michelangelo), La Calunnia (Botticelli), La deposizione (Raffaello).

L'Archivio Nazionale Cinema d'Impresa nasce dunque essenzialmente come "cineteca" e dunque per affrontare compiti di conservazione, restauro e contestualizzazione complessiva dei materiali filmici. Non ha invece al suo interno competenze storico-economiche e, dunque, ha ora di fronte a sé l'esigenza strategica di stabilire stretti rapporti di collaborazione sia con gli archivi industriali, sia con ricercatori e studiosi di storia dell'industria e dell'economia.

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