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Antonio Galdo, Fabbriche. Storia, personaggi e luoghi di una passione italiana
Einaudi, 2007 Pagine 140 € 14,50
Recensione di Salvatore Vento

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Libro di piacevole lettura, scritto dal giornalista Antonio Galdo (direttore de L’Indipendente racconta luoghi, personaggi ed eventi di nomi storici dell’imprenditoria italiana, passata e presente, dal periodo glorioso delle origini (i padri fondatori delle dinastie) a quello delle grandi ristrutturazioni e chiusure. Si comincia con l’area milanese, siamo ai primi anni del Novecento quando viene costruita la Pirelli Bicocca che poi diventerà una grande città-fabbrica di ventimila persone (dotata di mense aziendali, circoli ricreativi, case per lavoratori) accumulando diversi primati: la prima società italiana quotata alla borsa di Wall Street; nel 1908 Alberto Pirelli fu il primo italiano a volare su un aeroplano. Oggi gli eredi Pirelli gestiscono il colosso immobiliare Pirelli Real Estate con un patrimonio di 600 milioni di euro e l’area dove sorgeva la Bicocca è diventata un centro di servizi vari (cinema multisala, ristoranti, teatro, sedi universitarie, uffici di grandi aziende multinazionali). I racconti proseguono con le acciaierie di Giorgio Enrico Falck che trasformò la campagna di Sesto San Giovanni in una città industriale diventando il primo gruppo siderurgico privato. Oggi anche in quest’area l’ambizioso progetto di riconversione dell’architetto genovese Renzo Piano prevede di trasformarla in  una città delle idee e della ricerca con interventi, tra gli altri, dello scienziato Carlo Rubbia e del regista Ermanno Olmi (realizzerà un documentario).
A Torino ci fermiamo alla prima fabbrica automobilista italiana fatta costruire al Lingotto dal senatore Giovanni Agnelli: in tutto cinque piani con la pista di collaudo all’ultimo piano. Anche qui un’altra riconversione urbanistica già attuata da Renzo Piano a partire dal 1986 con l’insediamento della facoltà di ingegneria dell’auto, con spazi espositivi (la grande fiera internazionale del libro), l’auditorium, il centro congressi, la pinacoteca e il centro enogastronomico più grande d’Europa (eataly, area Carpano). Sempre a Torino, ci spostiamo nel quartiere di Borgo San Paolo dove Battista Farina (poi chiamato Pininfarina) prima di impiantare la sua officina visitò Detroit ed ebbe il coraggio di rifiutare un’offerta di lavoro fattagli personalmente dal mitico Henry Ford!
Arriviamo alla popolare moto Vespa, prodotta dalla fabbrica Piaggio di Pontedera nata nel secondo dopoguerra che già negli anni ‘60 occupava la metà dei suoi 26mila abitanti. A Terni, Galdo non poteva dimenticare un altro caso di legame città-fabbrica: le acciaierie fondate nel 1884.
Il settore alimentare è presente con Pietro Barilla che costruì il più grande pastificio del mondo a Pedrignano (Parma). Gennaro Fabbri con la sua distilleria a Borgo Panigale (Bologna) conserva la famosa ricetta per lo sciroppo d’amarena, mentre Nardini installa la più antica grapperia a Bassano in provincia di Vicenza.
La storia del conte Marzotto e della sua fabbrica tessile in Valdagno s’identifica con quella del paese, una vera e propria company town con 16mila occupati. Una cittadella sociale (asili per bambini, ospizio per vecchi, scuole, cinema, teatro, campo sportivo piscina) che fu ammirata da Giusepe Di Vittorio, ma poi le lotte del ’68 travolsero la memoria storica e gli operai abbatterono la statua di Gaetano il Vecchio il fondatore dell’impero.
Curiosa la storia di Pilade Riello che da tornitore delle officine Ansaldo di Genova negli anni venti decise di ritornare al suo paese e di mettersi in proprio; a Legnago (in provincia di Verona) costruirà la fabbrica Riello (bruciatori a gasolio per i forni del pane, caldaie per il riscaldamento) che darà lavoro a 2000 persone.
Aristide Merloni è un altro storico rappresentante della cultura imprenditoriale cattolica fortemente radicato alle origini agricole del suo territorio dove nacque la nuova figura sociologica del metalmezzadro (metà operaio metà contadino). Ancora oggi, ricorda Galdo, il 70% degli operai degli stabilimenti Merloni nelle Marche possiede un trattore.
Altre industrie invece hanno deturpato il territorio e AntonioGaldo ricostruisce la storia dell’Ilva (poi Italsider) di Bagnoli e del Petrolchimico di Porto Marghera.
Gli ultimi racconti sono dedicati ai “post-operai e ai protagonisti del lavoro flessibile e creativo che qualche volta riescono ad imporsi anche a livello internazionale.

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