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Riforme in corsa… Archivi pubblici e archivi d’impresa tra trasformazioni, privatizzazioni e fusioni, atti del convegno di studi, Bari 17-18 giugno 2004, a cura di D. Porcaro Massafra, M. Messina e G. Tato’, Bari, Edipuglia, 2006.
Recensione di Marco Bologna

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Questo volume degli atti del Convegno di studi barese del 2004 su Riforme in corsa… Archivi pubblici e archivi d’impresa tra trasformazioni, privatizzazioni e fusioni avrebbe potuto intitolarsi Gestire il cambiamento come Domenica Porcaro Massafra ha in effetti intitolato la sua presentazione. Cambiamenti giuridici che in modo spesso disorganico e affrettato hanno inciso sulla realtà anche archivistica di numerose attività pubbliche e private. Cambiamenti nati senza un consenso o una concertazione con i destinatari, ma posti in essere il più delle volte ‘dall’alto’ in forme estranee alla realtà effettuale delle attività che intendevano regolamentare.
Cambiamenti normativi che hanno già prodotto effetti significativi sugli archivi o che li possono produrre nel tempo. Su archivi di attività anche distanti tra loro, ma con punti di contatto proprio innanzi alla legge, alle procedure amministrative, alle forme legali da dare a diversi momenti dell’attività. Sono pertanto emersi con evidenza nella realtà archivistica attuale aspetti problematici connessi alla tutela e alla gestione sia del patrimonio archivistico delle imprese, sia di quello degli uffici pubblici. Attività che, come dicevo, sono distanti tra loro nei fini e nei modi, ma che quel «vero e proprio torrente di norme» ha congiuntamente coinvolto in un processo di trasformazione dai molti punti in comune.

Se, da un lato, i consistenti trasferimenti di funzioni dallo Stato a diversi enti pubblici hanno profondamente modificato i compiti e le funzioni di tutela dell’amministrazione archivistica, dall’altro il rischio di dispersione connaturato negli archivi d’impresa non ha trovato reali impedimenti alla sua crescita esponenziale connessa ad una serie di mutamenti di carattere prevalentemente fiscale, ma con forte ricaduta archivistica, introdotti da uno stillicidio di norme spesso collegate all’annuale legge ‘finanziaria’. Mutamenti che sono avvenuti distinti nei tempi e nei modi, ma che risultano spesso collegati nelle linee politiche che li sottendono - come, ad esempio, le privatizzazioni - e nelle forme di tutela che suggeriscono o che impongono.
I tanti e ponderati interventi che compongono il libro si muovono in piena sintonia tra l’attualità e i temi trattati che sono frequentemente connessi al passato, e mettono in luce la particolare congiuntura che si sta vivendo. Pare infatti di poter dire che diversi fattori congiurano contro gli archivi, la loro gestione corretta e la loro conservazione.

Si affermano sempre più la liberalizzazione e la deregolamentazione di tante attività e di tanti momenti di procedure complesse (si pensi ad esempio alla banalissima ‘autocertificazione’) che producono modifiche sostanziali alla formazione, struttura e natura stessa di interi archivi o di loro parti. La caduta di obblighi formali porta alla scomparsa dei documenti connessi a volte con delle sostituzioni, a volte senza subentri, interrompendo la sequenza seriale e modificando lo stesso quadro di classificazione generale dell’archivio.
Vi è poi la globalizzazione e la sempre maggiore apertura dei mercati. Nella nicchia archivistica questi grandiosi processi economici con le innovazioni normative collegate producono i documenti che tornano utili di volta in volta, introducendo nuove forme e nuovi supporti, nuovi testi e nuovi modelli di gestione. E’ chiaro che l’archivio segue l’attività ed allora è inevitabile - anzi, è giusto - che se l’attività cambia anche l’archivio cambi in modo conseguente. Vi sono motivi endogeni e motivi esogeni della crisi archivistica che i saggi pubblicati denunciano. In parte nascono da fattori interi alla natura stessa dell’archivio per come ci è stata trasmessa dai secoli passati e in parte nascono da eventi esterni e non controllabili, come appunto la globalizzazione.

In diversi dei saggi raccolti nel volume si evidenziano con chiarezza aspetti esogeni di questa crisi e della difficoltà di gestirla. Vi è indubbiamente un declino del contenuto etico dell’archivio nella scala dei valori della nostra cultura ed il ruolo che viene comunemente riconosciuto all’archivio nella sua fase di formazione si sta riducendo sempre più a quello di mera documentazione probatoria la cui conservazione vale solo per tutelarsi di fronte a possibili contestazioni. Nella maggior parte dei casi nessuna valenza di memoria personale o collettiva e tanto meno storica viene riconosciuta alle carte appena prodotte. L’unico valore di memoria che viene ormai ritrovato nell’archivio è caso mai proporzionale al risparmio di tempo e di energie quando, di fronte ad attività ripetitive, consente di trovare con precisione testimonianze su quanto già progettato e di riprodurre con efficienza azioni già compiute. Altrimenti, appena possibile, si recupera spazio e si elimina quanto si ritiene non abbia più alcuna utilità, ma comporti solo un costo.
Altro elemento esogeno della crisi sta senza dubbio nella ‘deriva informatica’ che si sta impadronendo degli archivi e soprattutto di quelli d’impresa. E’ una deriva perché nella maggior parte dei casi, non è regolamentata, non ne sono studiate le conseguenze, non è progettata per durare, non è più semplice, e si presenta invece con le fattezze della ‘fata turchina’ che aggiusta tutti gli inconvenienti della vecchia realtà cartacea, polverosa e ingombrante. La ‘deriva informatica’ sta inghiottendo i documenti di decenni delle nostre vicende contemporanee lasciandoli senza testimonianze archivistiche o lasciandone solo alcune rigorosamente predeterminate. Anche in passato sono accaduti episodi simili, ma appunto sono stati episodi mentre ora si tratta della norma. Cambiamenti normativi che impongono l’uso dell’informatica senza determinare quanto verrà dopo, come se l’effetto di un documento si esaurisse sempre e necessariamente nei tempi prestabiliti dalle sue modalità di formazione e dal programma di gestione dell’archivio.
La stessa ‘deriva informatica’ ha facilitato un altro processo esogeno di mutamento negli archivi. La progressiva perdita di uniformità e la decadenza dei modelli ufficiali dei ruoli e dei modi sociali, con la crescente apertura alla pluralità di questi hanno indotto – con l’aiuto essenziale dell’informatica – la caduta dei modelli archivistici nella origine, nella formazione e nella struttura degli archivi, per non parlare delle già gravi conseguenze nella loro conservazione. L’archivio, soprattutto nella fase di conservazione, tende necessariamente a conformarsi a modelli caratterizzati dalla natura dell’attività che l’ha prodotto e dalla tipologia dei documenti che lo compongono. La perdita di uniformità dei modelli sociali ed economici ha ievitabilmente prodotto la perdita di significato dei preesistenti modelli archivistici connessi a quelli. Nelle modifiche della società e delle leggi che la regolano, è ovvio che mutino anche le professioni, le imprese, gli uffici con le poro competenze e di certo mutano per tutti le modalità di azione, il come ‘fare una cosa’. Queste mutazioni delle attività si riversano sugli archivi che vengono prodotti e ancor più si ripercuotono sui modelli di memoria che la stessa società valuta come significativi.
Il problema di fondo che tutti questi cambiamenti propongono, sia negli archivi d’impresa, sia in quelli della pubblica amministrazione, locale o statale che sia, riguarda in sostanza la conservazione degli archivi una volta non più utili al soggetto produttore e, quindi, le modalità di gestione dei documenti atte a garantirne la conservazione. Salvare gli archivi dal Moloc della società contemporanea con i suoi attuali modelli di non-conservazione e dai mutamenti normativi inconsulti che la stessa produce è l’obiettivo generale e principale sotteso a tutti i testi pubblicati nel volume.

Gli atti di questo convegno descrivono situazioni, prospettano problemi specifici e comuni, e cercano di proporre soluzioni almeno parziali. Notevole l’originalità di alcuni e la capacità di realizzazione attestata in altri. Grandi e utili interventi operativi effettuati quasi ovunque sugli archivi d’impresa sia pure con esiti spesso deludenti, forte e meritorio impegno di quel che resta dell’amministrazione archivistica per difendere il patrimonio preziosissimo che deve (e non solo dovrebbe) trasmettere alle generazioni successive. In tutti i saggi si coglie l’allarme e la trepidazione per un futuro senza archivi e il cruccio di poter salvare così poco nonostante l’impegno serio e la profusione di energie.

Potrebbe essere una battaglia persa perché gli archivi seguono ciecamente le sorti della società in cui nascono e vivono e ne incarnano la memoria, ma per fortuna siamo in molti a ritenere che valga la pena di continuare a combatterla anche se l’orizzonte che la nostra società prepara alla memoria di sè non sembra benigno.

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