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                              Il 19 giugno è stato presentato a Roma, alla presenza del  ministro Rutelli, nella sede dell’Istituto per l’Enciclopedia Italiana, un  libro che riempie un vuoto nella riflessione sull’uso e il ruolo degli archivi  nell’attuale scenario sociale e politico. I tre saggi di cui è composto  affrontano gli “agenti del mutamento” che hanno cambiato il rapporto tra  archivi e potere politico (che ha con loro un legame forte, “genetico”)  trasformando e innovando il “potere degli archivi”, ovvero il loro modo di  porsi al servizio delle esigenze dei cittadini e delle comunità. Tra questi  agenti di trasformazione, Stefano Vitali nell’introduzione individua  specificamente la “riconfigurazione degli equilibri internazionali nello  scorcio del XX secolo e i processi di globalizzazione”, e ne percorre gli esiti  anche a livello dell’immaginario collettivo. Un aspetto innovativo del saggio  di Vitali, dedicato a “Memorie, genealogie, identità” è l’approfondimento e la  sfaccettatura dell’immagine degli archivi rappresentata in film, saggi,  romanzi, da Totò a Saramago. I media come sismografi ne registrano i  cambiamenti, che l’autore interpreta con finezza. Quanto ha influito la trasformazione  dell’idea dell’archivio (strumento di memoria, memoria “esterna”) sulla nuova  domanda di fruizione e sulla creazione di archivi di nuovo genere, al di fuori  delle istituzioni classiche? Vitali affronta anche la recente diffusione degli  archivi personali, come “testimonianze del sé” – e il cambiamento degli utenti  (che anche in Italia, come nel mondo anglosassone, vede aumentare  esponenzialmente la percentuale di coloro che si rivolgono agli archivi alla  ricerca delle radici della propria famiglia o comunità) e i molteplici aspetti,  senza nascondere alcune ombre e ambivalenze. Linda Giuva nel saggio “Archivi e  diritti dei cittadini” fa i conti con un tema fondamentale: il segreto archivistico,  reale o fantasticato, a volte inquietante “cuore di tenebra” del rapporto con  il potere. L’autrice volge uno sguardo analitico sul mondo globalizzato dove,  dagli USA al Cile, dalla Francia all’Australia all’Italia nessun paese e  sistema politico è indenne da abusi e storture. Nonostante la mutata  sensibilità culturale, che ha posto nel mondo l’accento sui diritti dei  cittadini nei confronti dello stato, tra i quali il diritto alla riservatezza,  il diritto all’informazione e alla trasparenza, e nonostante le varie riforme e  il codice etico degli archivisti, “ci sono zone d’ombra, anche nei regimi  democratici, chiamate da Bobbio insuccessi della democrazia”. Pare che  gli archivi della contemporaneità siano segnati da una sorta di ossimoro:  archivi nati dalle dittature novecentesche, in Europa e in America latina, gli  “archivi del terrore”, sono diventati una fonte di conoscenza e di  rivendicazione di diritti per le vittime delle repressioni. Così, non è  l’abolizione o riduzione del segreto che può portare a una maggiore  democraticità degli archivi - in molti casi ha aggravato la tendenza  autodifensiva degli apparati, con pratiche omissive e fuorvianti - ma una  regolamentazione accorta delle pratiche di segretazione, un “segreto  trasparente”, sempre tenendo conto del conflitto politico di cui gli archivi  sono, anche, campo di battaglia.
 I problemi che Vitali e Giuva  affrontano diventano pienamente intelleggibili nella cornice del saggio  introduttivo di Isabella Zanni Rosiello: un grande affresco, anche se a rapide  pennellate, del lungo percorso degli archivi attraverso i secoli, delle  trasformazioni politiche e culturali che hanno di volta in volta influito sulla  concezione degli archivi nei rapporti con l’istituzione, con la società civile,  con la storiografia. Le domande che l’autrice si pone, e le risposte che  avanza, dal cuore di una lunga e preziosa esperienza professionale, sono punti  di riferimento per tutti, in direzione di un dibattito archivistico che affronti  non solo le grandi trasformazioni tecnologiche e organizzative, ma anche le  questioni politiche e sociali con le quali è indispensabile fare i conti.
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