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Seminario internazionale sulle Company Towns in Europa
di Maria Paola Borgarino
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Organizzatori e promotori
Temi e obiettivi del seminario
Casi studio


Organizzatori e promotori

Il 14 e 15 maggio scorso si è tenuto al Politecnico di Milano il seminario internazionale Experiences in heritage management transformation. Company towns in Europe, organizzato dal dottorato di ricerca in Programmazione, manutenzione e riqualificazione dei sistemi edilizi ed urbani del Politecnico di Milano in collaborazione con Docomomo.
Le due giornate sono state l’occasione per mettere a sistema interessi e attività che si stanno realizzando in diversi contesti. Al termine dei lavori, i partecipanti hanno dato vita ad un network fra i professionisti che si occupano della riqualificazione dei quartieri residenziali storici e condividono una visione aperta e dinamica del ruolo del patrimonio.
L’iniziativa del seminario si svolge in parallelo con le attività di consulenza che il gruppo di ricerca coordinato dai proff. Paolo Gasparoli e Stefano Della Torre del Dipartimento Best sta conducendo per il Comune di Capriate San Gervasio, membro del Comitato di pilotaggio per la redazione del piano di gestione di Crespi d’Adda (con Regione Lombardia, Parco Adda Nord, Provincia di Bergamo, Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia, Gruppo Unesco e la Soprintendenza Bap di Milano). Il seminario è stato momento formativo per i dottorandi e parte dell’attività di ricerca “Governare la trasformazione. Esperienze di gestione strategica dei sistemi urbani programmati” di cui sono titolare.

Temi e obiettivi del seminario

Il seminario ha presentato e messo a confronto alcune delle più rilevanti ed attuali esperienze di riqualificazione condotte sul patrimonio europeo delle città di fondazione e dei quartieri operai, costruiti per far fronte alla domanda abitativa dei lavoratori dell’industria. La prossimità ai luoghi della produzione ed alle risorse naturali sono una costante di tutte le esperienze, così come l’attenta progettazione dei servizi urbani. I quartieri erano pensati per supportare gli abitanti in ogni necessità della vita quotidiana e guidare ogni aspetto della socialità, incluso il tempo libero. Le residenze, indipendenti, a schiera o in linea, erano improntate a criteri di economia, igiene e razionalità ed dotate di servizi superiori a quelli correnti.
Nonostante una sostanziale continuità d’uso, è raro che si sia riusciti a mantenere le tradizionali forme di proprietà indivisa, il legame con l’industria, la compattezza sociale, ed i servizi comuni. Gli edifici non rispondono più alle esigenze della popolazione insediata, e si moltiplicano interventi edilizi spesso scoordinati. La trasformazione è un momento necessario per garantire la trasmissione al futuro dei valori del costruito, ma controllare la tendenze alla dispersione del patrimonio è altrettanto doveroso. Si tratta di adeguare il patrimonio, conservare le valenze identitarie ed attivare un meccanismo virtuoso di valorizzazione economica e di crescita sociale. Attivare un processo virtuoso significa in primo luogo coinvolgere gli abitanti in decisioni condivise, fondate sul ripensamento delle proprie necessità e sul riconoscimento dei valori complessi che il costruito incorpora.

Casi studio

La prima giornata, organizzata in due sessioni, si è svolta nell’Aula Rogers del Politecnico. La mattinata è stata interamente dedicata ai quartieri iscritti nella World Heritage List Unesco, e pertanto tenuti a dotarsi di un piano di gestione, mentre durante le sessione pomeridiana sono state presentate le riflessioni sui quartieri già oggetto del progetto Momoneco. La scelta dei casi studio ha quindi privilegiato situazioni in cui la partecipazione a programmi o iniziative sovra locali segnalasse la volontà di mettere in atto un processo strategico.
Dopo i saluti istituzionali e gli interventi degli sponsor (Rotary club-Comitato per il restauro delle chiuse dell’Adda e BCC Cassa di credito cooperativo di Treviglio), che hanno sottolineato il significato territoriale dell’iniziativa, il prof. Valerio Di Battista, chairman della sessione mattutina e coordinatore del dottorato, ha introdotto il tema del convegno, evidenziando la necessità di legare ogni riflessione circa la conservazione ad una riflessione sul sistema di relazioni in cui gli oggetti sono inseriti: relazioni che sono in primo luogo di natura funzionale, ma anche nella formazione di un paesaggio, di un sistema di segni identitario, che richiede interventi attenti e consapevoli.
L’architetto Dennis Rodwell, esperto di strategie di gestione del patrimonio e consulente di molti siti anglosassoni, ha presentato il sito industriale di Darley Abbey, strumento di gestione modificato nel tempo per tenere conto di importanti avanzamenti conoscitivi. L’architetto Franz Jashkle ha quindi presentato il piano di gestione redatto nel 2008 per l’iscrizione nella Lista UNESCO del sito “Berlin Modernism Housing Estates”, e gli interventi di adeguamento degli edifici di Taut. Il prof. Stefano Della Torre ha quindi introdotto alcune riflessioni su Crespi D’Adda: la riconversione delle strutture industriali dismesse ed il ripristino del legame con le fonti energetiche saranno i punti cruciali del costituendo piano di gestione.
La sezione pomeridiana, coordinata dal prof. Paolo Gasparoli, è stata dedicata alle strategie gestionali adottate in casi non insigniti del riconoscimento Unesco, ma comunque attivi nella valorizzazione dei quartieri del moderno. Il coordinatore ha messo in evidenza la necessità di correlare gli interventi sul patrimonio residenziale al ripensamento degli spazi industriali, riportando l’attenzione dei relatori su una delle tematiche chiave per la redazione di strumenti di gestione integrati.
Rurik Wasastjerna, architetto che si occupa del quartiere finlandese di Sunila, ha presentato gli interventi di riqualificazione degli edifici mettendo in luce il ruolo sociale del progetto realizzato da Alvar AAlto. Pur in assenza di un struttura di tutela ufficiale, gli interventi hanno ridefinito gli spazi abitativi, per adeguare un patrimonio pensato per nuclei familiari ridotti alle esigenze di famiglie numerose che apprezzano le qualità ambientali dell’area. Il Prof. Ola Wedebrunn ci ha parlato dell’esperienza di Bellevue Bellavista, dove Arne Jacobsen ha progettato residenze, ma anche luoghi di svago, impianti sportivi e attrezzature per il tempo libero offrendo un inedito modello di architettura al servizio della società. La professoressa Henrieta Morav?íková ha quindi riferito circa l’esperienza slovacca di Bat'ovany – Partizánske, uno dei numerosi villaggi costruiti in tutto il mondo per alloggiare i lavoratori dell’industria calzaturiera Bata. Il complesso, in cui sono state sperimentate interessanti forme di prefabbricazione edilizia, è oggi privo di un’adeguata protezione e suscita tutt’ora sentimenti ambivalenti negli stessi abitanti, che però hanno risposto positivamente al coinvolgimento nel progetto. La prof. Patrizia Bonifazio ha quindi concluso la panoramica delle esperienze Momoneco parlando diffusamente dell’esperienza di Ivrea, che dopo l’innovativa esperienza del Maam-Museo a cielo aperto dell’architettura moderna è oggi in corsa per ottenere il riconoscimento Unesco. Infine il prof. Antonello Sanna ha presentato il caso di Carbonia, company town sarda del carbone, oggi oggetto di iniziative di riqualificazione che interessano l’edilizia residenziale, gli spazi pubblici e le strutture produttive con l’inserimento di installazioni artistiche. Questo caso dimostra come sia possibile, a partire da una visione complessa ma condivisa, mettere a sistema in modo virtuoso differenti strumenti urbanistici e occasioni di finanziamento.
In agenda per la seconda giornata del seminario, svolta a porte chiuse e coordinata dall’architetto Andrea Canziani, il confronto sugli aspetti tecnici della gestione. É prevista la pubblicazione on-line del report dell’incontro.

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