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Un esempio di soggettazione di fotografia industriale: il Fondo Edison di Laura Casone e Maria Chiara Corazza

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Introduzione
Premesse
Alcune caratteristiche delle fotografie catalogate
La strutturazione del campo SGTI
L’uso di un lessico tecnico
Un esempio di valorizzazione


Introduzione

Le riflessioni contenute in questo articolo sono state presentate in occasione del seminario Descrivere un’immagine: la soggettazione della fotografia in cui il Centro per la cultura d’impresa ha relazionato sul progetto di riordino e catalogazione di una parte del Fondo fotografico Edison realizzato utilizzando il programma informatico è stato il Sirbec (messo a punto dalla Regione Lombardia e distribuito gratuitamente a chiunque ne faccia richiesta).
In questa sede verranno presentate le logiche adottate, all’interno del tracciato della scheda F, per la compilazione dei campi Sgti e Sgtd, rispettivamente la “identificazione” dei soggetti raffigurati e le “indicazioni sul soggetto”. Entrambi i campi, pur da compilare secondo le indicazioni predisposte dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione, presentano ampi margini di personalizzazione anche in relazione ai generi fotografici presenti in uno specifico archivio.
Prima di illustrare alcuni esempi di soggettazione di fotografie appartenenti al Fondo fotografico Edison, preme condividere qualche premessa.


Prima premessa

Il soggetto produttore di questo archivio è un’impresa e le imprese, soprattutto se longeve come nel caso di Edison, sono nel tempo soggette a profonde e molteplici trasformazioni societarie.
La documentazione giunta fino ai giorni nostri è il risultato della fusione – avvenuta nel 1966 – di Edison, impresa elettrica fondata nel 1881, con Montecatini, impresa chimica nata nel 1888.
Da quella fusione è nata Montecatini Edison (conosciuta anche nella sua forma abbreviata, Montedison) e che successivamente – nel 1991 – assumerà la denominazione di Edison.
Va allora da sé che, studiando l’archivio fotografico dell’impresa, un’immagine precedente al 1966 relativa a una miniera, laboratorio, prodotti in Moplen, Premio Nobel Giulio Natta o agli sketch di “Carosello” con Gino Bramieri, fa parte della documentazione storica prodotta dall’impresa Montecatini, mentre, se l’immagine è relativa a una centrale elettrica o è una foto di scena di Ermanno Olmi, essa è stata prodotta dall’impresa Edison. Dopo quella data, naturalmente, ogni immagine di laboratorio o centrale elettrica sarà stata commissionata dallo stesso soggetto produttore.


Seconda premessa

Edison è, ed è sempre stata, un’impresa di grandi dimensioni che – come spesso accade in questi casi – si è dotata di un proprio ufficio fotografico. Questo ufficio si è premurato, negli anni settanta, di selezionare e riorganizzare l’intero patrimonio fotografico in album monotematici.
Ogni album è dedicato al racconto, diacronico e attentamente soppesato, della località dove aveva sede una singola sede produttiva, intendendo con questo termine non solo, ad esempio, una miniera o una centrale elettrica, ma anche tutto il “distretto” sociale (asili, villaggi operai, infrastrutture e trasporti) ad essa collegato.
L’esistenza di questo nesso archivistico tra le foto ha permesso un recupero, e quindi una soggettazione, del singolo scatto attraverso il suo legame con una determinata scheda contenitore.
Pertanto, impostando il lavoro di catalogazione, è risultato naturale identificare, nel primo livello di soggettazione delle foto, la località cui fanno riferimento gli scatti di ogni singolo contenitore.
In tali condizioni, ci sia permesso osservare, risulterebbe particolarmente utile una consultazione archivisticamente gerarchizzata delle informazioni anche nella versione on-line di Sirbec.


Terza premessa

La catalogazione richiede conoscenze specifiche per ciascuna tipologia di archivio trattato, ma le conoscenze necessarie per la catalogazione di archivi tecnico-scientifici non sono facilmente recuperabili se non attraverso il ricorso a professionalità competenti (operazione onerosa in termini di tempo e di denaro) e attraverso strumenti di corredo non sempre presenti in archivio.
La catalogazione delle fotografie presenti nel fondo Edison ha potuto però avvalersi di un supporto prezioso: molti degli album catalogati conservano al loro interno gli indici delle immagini in essi contenute. Ad esempio, la catalogazione di un’immagine come questa ha potuto beneficiare delle indicazioni riportate nell’elenco alle immagini del contenitore corrispondente.
Come si può notare, per ciascuna immagine inserita nell’elenco, è riportato il soggetto della fotografia con una dovizia tecnica che ha permesso di catalogare e, quindi di soggettare, le immagini con un grado di analiticità e di gerarchizzazione delle informazioni tali da renderle fruibili, con livelli di comprensione differente, sia da chi è estraneo ai contenuti tecnici di cui l’immagine tratta, sia da chi ne è esperto.
Altri strumenti utili alla catalogazione sono state le didascalie incollate sul verso dei supporti, anch’esse nella maggior parte dei casi molto tecniche e specifiche. Quello che qui si mostra è il verso dell’immagine di cui abbiamo già visto il recto e l’elenco delle immagini contenuti nell’album corrispondente.


Quarta premessa

Le fotografie, per loro natura, contengono una quantità enorme di dettagli ma solo alcuni di essi, vengono espressi e resi ricercabili grazie al lavoro di soggettazione. La scelta degli elementi da valorizzare dipende però in gran parte dall’archivio cui appartengono le fotografie.
Nel nostro caso, grazie agli elementi citati in precedenza, la soggettazione è stata orientata in modo sicuro dal sapere tecnico dell’impresa committente, lasciando in questo modo in secondo piano altri saperi espressi dalle foto perché di non particolare interesse per Edison.
Nella catalogazione, inoltre, si è cercato di rendere “visibili” una serie di dati non immediatamente percepibili con la sola lettura dell’immagine, recuperando le informazioni di contesto a partire dalla messa in relazione dell’immagine con il “distretto” sociale di cui abbiamo parlato.
È così che una foto di una cucina, come vedremo in seguito, verrà soggettata anche con la miniera a cui essa si riferisce, o un paesaggio apparentemente comune, sarà interpretato e soggettato come una fotografia di un sito produttivo.


Alcune caratteristiche delle fotografie catalogate

Tutti i dati ora indicati, reperiti nell’iniziale fase di studio e ricognizione del fondo, hanno permesso di identificare una gerarchia di informazioni utili per descrivere le fotografie, in considerazione sia delle finalità originarie dei servizi fotografici commissionati dall’azienda, sia delle peculiarità dei vari fotografi coinvolti (tra gli altri, Bruno Stefani, Vincenzo Aragozzini e Publifoto). In particolare, è emerso come un tratto distintivo dell’archivio sia il carattere “statico” delle immagini: le fotografie fino ad oggi conservate, infatti, illustrano prevalentemente l’attività produttiva nei suoi diversi aspetti (quindi immagini di impianti industriali e relativa forza lavoro), risultando al contrario assente o comunque di minore rilevanza la documentazione della vita aziendale (eventi istituzionali, condizione operaia, attività ricreative, ecc.).


La strutturazione del campo SGTI

a. Fotografie di stabilimenti produttivi

La stringa del soggetto è stata strutturata secondo una sequenza dal generale al particolare i cui vari elementi si possono esemplificare in:

  1. Luogo della ripresa.
  2. Classificazione dello stabilimento inteso come settore produttivo (ad esempio: miniera di zolfo, stabilimento petrolchimico, cava di marmo, ecc.). L’identificazione del luogo seguito dalla tipologia dello stabilimento produttivo (intendendo con ciò ogni fase del processo industriale, dall’estrazione, alla lavorazione, al trasporto, ecc.) ha permesso di qualificare univocamente il “comparto aziendale” documentato dalla fotografia. La sintassi adottata per l’identificazione di questi comparti ha privilegiato l’oggetto dell’attività industriale: le miniere, ad esempio, sono state identificare sulla base del minerale estratto (e non del risultato della sua lavorazione: miniera di pirite, non miniera di ferro) – così come indicato del resto anche nelle didascalie originariamente apposte – mentre gli stabilimenti sono stati qualificati con l’oggetto principale (quindi il prodotto) della lavorazione industriale (ad esempio: stabilimento esplosivi, stabilimento silicati oppure, nel caso di lavorazioni industriali complesse, stabilimento petrolchimico, stabilimento per il trattamento della pirite, ecc.). Nell’identificazione dei vari comparti è stato ovviamente fondamentale il riscontro dei materiali documentari allegati alle fotografie come le didascalie, le iscrizioni, i libri inventario, ecc.
    Attraverso l’individuazione dei comparti è stato possibile ricostruire, almeno in parte, la geografia dei “distretti” nei quali operava l’azienda: la Montecatini, poi Montedison, si è infatti caratterizzata negli anni per la rilevante diversificazione dei propri settori produttivi, dalla siderurgia, alla chimica fino alla produzione di energia elettrica, spesso legati a distretti geografici ben precisi che si è quindi cercato di evidenziare nella formulazione del soggetto.
  3. “Reparto” dello stabilimento (ad esempio, per uno stabilimento per il trattamento di azoto: impianto acido nitrico, impianto acido solforico, impianto metilammine, ecc.).
  4. Oggetto specifico della ripresa fotografica: un macchinario, una particolare fase produttiva, ecc.


b. Fotografie di vita aziendale

La gerarchia sopra descritta si adatta, sebbene con le opportune distinzioni, anche ai casi di fotografie che documentano aspetti della vita aziendale diversi da quelli più propriamente legati alla produzione. Ad esempio, nel caso delle campagne fotografiche finalizzate alla rappresentazione dell’attività assistenziale dell’azienda (scuole, case operaie, dopolavoro, ecc.), il soggetto è stato descritto nella forma: “Luogo – Tipologia di opera assistenziale – Specifiche dell’immagine”.
Tuttavia, nei casi di strutture assistenziali inscindibilmente legate ai luoghi di produzione, perché, ad esempio, interni ad essi, tale legame è stato esplicitato nella forma: “Luogo – Stabilimento – Tipologia di opera assistenziale – Specifiche dell’immagine”.


c. Fotografie di fiere campionarie

Un altro caso affrontato è quello delle mostre campionarie, dove la voce di soggetto è stata così strutturata: “Luogo – Manifestazione e data – Padiglione o settore – Specifiche”. L’inserimento della data ha permesso di distinguere le manifestazioni succedutesi nel tempo sebbene con la stessa denominazione.

L’uso di un lessico tecnico

L’utilizzo dei criteri ora esposti ha portato alla formulazione di stringhe di soggetto uniformi dal punto di vista della gerarchia delle informazioni e caratterizzate da vocaboli o gruppi di vocaboli omogenei in relazione ai diversi settori produttivi documentati nelle immagini. L’utilizzo di un lessico “tecnico”, derivato dai vari procedimenti industriali, ha reso tuttavia necessaria in molti casi una spiegazione “a testo libero” dell’immagine, per la quale è risultato molto utile il campo “indicazioni sul soggetto” (Sgtd). In tale campo hanno inoltre trovato spazio gli eventuali contenuti “narrativi” delle immagini che per i suddetti criteri di uniformità non sono stati inseriti in Sgti.

Un esempio di valorizzazione

La modalità di soggettare dal generale al particolare, ricostruendo così anche il contesto in cui è inserita quella foto, è tornata alquanto utile anche in fase di valorizzazione on-line perché ha consentito di individuare nell’Sgti compilato in sede di catalogazione, il titolo più immediato ed efficace da far consultare dall’utente. Si è lasciato pertanto solo come informazione secondaria una didascalia rielaborata, molto vicina all’Sgtd, a richiamo delle più usuali didascalie alle fotografie.

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